Marò, Sonia Gandhi: “Tradimento inaccettabile”

di Redazione

Sonia GandhiNEW DELHI. Sul caso marò irrompe Sonia Gandhi, l”italiana’ vedova dell’ex premier, Rajiv, diventata l’esponente politico più potente dell’India che finora aveva evitato uscite in pubblico.

La presidente del Partito del Congresso, attualmente al governo, ha avvertito che “nessun Paese dovrebbe sottovalutare l’India”.

Intanto l’Ue, dopo aver invitato entrambe le parti a rispettare la Convenzione di Vienna, ha preso una posizione meno neutrale: “La limitazione alla libertà di movimento dell’ambasciatore d’Italia in India sarebbe contraria agli obblighi internazionali stabiliti dalla Convenzione di Vienna” del 1961, ha detto la portavoce di Catherine Ashton, “una pietra angolare dell’ordinamento giuridico internazionale che deve essere sempre rispettata”.

La rappresentante per la politica estera dei 27, ha aggiunto, è “preoccupata” per la posizione assunta dalla Corte suprema di New Delhi, ma “continua a sperare che una soluzione reciprocamente accettabile possa essere trovata attraverso il dialogo e nel rispetto delle regole internazionali e incoraggia le parti a esplorare tutte le strade per questo risultato”.

L’intervento di Sonia Gandhi è arrivato nel corso di un incontro del gruppo parlamentare del suo partito, la prima assemblea con i suoi parlamentari da quando è cominciata la sessione di bilancio del Parlamento indiano.

Nata in Veneto e vissuta in Piemonte fino a 18 anni ma cittadina indiana dal 1983, l’erede della dinastia Nehru-Gandhi ha affermato che “la sfida del governo italiano sulla questione dei due militari e il tradimento dell’impegno dato alla Corte Suprema sono assolutamente inaccettabili”.

“A nessun Paese può essere concesso, dovrebbe o sarà permesso di sottovalutare l’India”, ha affermato, “e devono essere utilizzati tutti i mezzi per assicurare che l’impegno assunto dal governo italiano di fronte alla Corte Suprema sia rispettato”. Le sue parole sono significative perché il Partito del Congresso è da tempo nel mirino dell’opposizione, che lo accusa di un comportamento ambiguo proprio in virtù delle origini italiane della vedova Gandhi.

Lunedì 18 marzo il governo italiano in una nota aveva protestato per le restrizioni di movimento imposte all’ambasciatore a New Delhi, Daniele Mancini, in violazione dei trattati e aveva ripetuto la proposta di “deferire all’arbitrato o altro meccanismo giurisdizionale la soluzione del caso”.

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