Conclave, scomunica per i cardinali che twittano

di Redazione

 ROMA. “Giusto per ricordavelo, carissime eminenze che state per entrare in Conclave: chi twitta è perduto”.

Questo, e anche con il sorriso sulle labbra, ha detto più o meno venerdì mattina monsignor Juan Ignacio Arrieta, segretario del Pontificio consiglio per i testi legislativi, rispondendo alla domanda di un giornalista sulle regole di segretezza che dovranno essere rispettate durante i giorni dell’elezione del nuovo Papa.

Chi twitta in Conclave, nello specifico, “incorre in gravi sanzioni”, addirittura fino alla scomunica latae sententiae, cioè immediata e automatica, sulla base non solo del diritto canonico -ha disquisito monsignor Arrieta-, ma anche di un testo molto più moderno, la Costituzione Apostolica Universi dominici gregis emanata da Giovanni Paolo II nel 1996. Un testo che regola l’elezione del Pontefice già immaginando gli anni a venire, vietando espressamente, cioè, non solo di “conversare con persone fuori del conclave”, ma anche di comunicare con l’esterno per posta, per radio e per telefono.

Sarebbe quasi una non notizia, insomma, se non ci fosse di mezzo twitter, se proprio su twitter, con l’account @Pontifex, Benedetto XVI in soli due mesi non avesse raggiunto due milioni e mezzo di followers, o di seguaci per dirla in italiano. Sarebbe una non notizia, se proprio ieri l’Osservatore romano non avesse annunciato con una certa evidenza che anche la Segretaria di Stato del cardinale Tarcisio Bertone è sbarcata su twitter, con l’account @TerzaLoggia, che poi sarebbe la terza loggia del Palazzo Apostolico, proprio dove si trovano quegli uffici.

Ma in Conclave deve essere garantita una segretezza assoluta, deve essere scongiurato qualsiasi rischio di fuga di notizie, deve essere neutralizzata anche la più moderna delle diavolerie elettroniche. E’ a quest’opera di bonifica totale che si sta già dedicando la Gendarmeria Vaticana, ispezionando centimetro per centimetro, a caccia anche della più nascosta delle cimici, e soprattutto preparando la schermatura di quegli ambienti. Il vero timore è quello di un attacco telematico, che sofisticati sistemi tecnologici possano riuscire a captare informazioni dall’interno.

Twitter, quindi, sembra il meno. Anche perché se uno qualsiasi dei cardinali si azzardasse a entrare in Conclave (cum clave, quindi un locale chiuso a chiave) con un telefonino addosso, questo, semplicemente “gli verrebbe confiscato”, come l’implacabile monsignor Arrieta ha voluto precisare in coda alla sua risposta. Alla stregua, insomma, di quei giovani laureati che si presentano imbottiti di cellulari al primo concorso e che vengono subito scoperti e disarmati.

Non solo la Cappella Sistina, ma anche la residenza di Santa Marta, che ospiterà i cardinali durante il Conclave, e l’aula del Sinodo, dove si svolgeranno le congregazioni generali, verranno totalmente schermate e bonificate. Sta tornando utile, alla Gendarmeria Vaticana, l’esperienza fatta otto anni fa, con l’elezione di Benedetto XVI. Anche alloro furono utilizzati i sistemi più all’avanguardia per identificare e neutralizzare dispositivi di sorveglianza e di intercettazione.

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