Calcioscommesse, altri 17 arresti. In manette anche Doni, che ha tentato la fuga

di Redazione

Cristiano DoniNuova ondata di arresti nell’ambito delle indagini sul calcio scommesse. In manette anche cinque calciatori, tra i quali Cristiano Doni, ex capitano dell’Atalanta, che avrebbe tentato la fuga al momento dell’arresto, e Luigi Sartor, ex difensore di Juve, Inter e Roma, con apparizioni anche nella nazionale.

Le ordinanze di custodia cautelare, in tutto 17, sono state emesse dal gip di Cremona Guido Salvini ed eseguite dagli agenti delle squadre mobili di Cremona, Brescia e Bologna e del Servizio centrale operativo della polizia. Dall’attività investigativa è emersa l’esistenza di un’organizzazione criminale, a livello mondiale, con base a Singapore, basi operative nell’Europa dell’Est e referenti in ogni angolo del globo. Si tratta della seconda tranche dell’inchiesta della procura di Cremona, denominata “Last bet”, che nel giugno scorso portò in carcere 16 persone, tra cui l’ex giocatore della nazionale Beppe Signori e altri calciatori come Paoloni, Sommese e Micolucci.

I 17 indagati devono rispondere a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e frode sportiva: ci sarebbero, infatti, diverse partite “alterate” dei campionati 2009-2010 e 2010-2011 di serie B, secondo quanto accertato dalla polizia nell’ambito dell’indagine sul calcioscommesse. Stavolta, però, sotto la lente d’ingrandimento anche gare del campionato italiano di serie A 2010-2011: Brescia-Bari, Brescia-Lecce e Napoli-Sampdoria del 30 gennaio 2011, finita 4-0 per gli azzurri. Era la prima gara dei blucerchiati dopo l’addio di Pazzini. Tre match che non figuravano nella lista delle 38 partite segnalate lo scorso giugno dai Monopoli di Stato alla Procura di Cremona e su cui si erano registrati flussi anomali di scommesse.

Il procuratore della Repubblica di Cremona, Roberto Di Martino, nel corso di una conferenza stampa ha spiegato che a denunciare il tentativo di corruzione, prima alla giustizia sportiva e poi a quella ordinaria, è stato un calciatore del Gubbio che avrebbe riferito di essere stato avvicinato dall’ex calciatore Alessandro Zamperini che gli avrebbe offerto 200mila euro da distribuire tra quattro giocatori. La combine non ci fu e Zamperini è ora tra gli arrestati nell’ultima operazione. Di Martino sottolinea che “questa indagine non è un punto di arrivo ma è un punto di partenza, la base per sviluppare ancora di più le investigazioni in chiave internazionale, nella speranza di aver bloccato un’organizzazione e contribuito alla pulizia del gioco del calcio per evitare il sospetto che si sia qualcosa dietro anche quando questo non c’è. Speriamo di arginare ulteriormente il fenomeno”.

Doni, “bandiera” dell’Atalanta, è stato arrestato per il pericolo di inquinamento delle prove. Avrebbe tentato la fuga all’alba di lunedì, quando i poliziotti sono andati a prelevarlo. Dopo aver aperto la porta agli agenti, il calciatore avrebbe tentato di raggiungere il garage ma è stato bloccato. Ssarebbe coinvolto nella combine di almeno tre incontri dell’Atalanta del campionato di serie B dell’anno scorso. Il calciatore era già stato sospeso per tre anni dalla giustizia sportiva dopo che la prima fase dell’indagine della procura di Cremona, a giugno scorso, aveva portato alla luce un suo coinvolgimento. Secondo l’accusa Doni deve andare in carcere perché, assieme ad Antonio Benfenati (gestore di uno stabilimento di Cervia) e all’ex preparatore atletico del Ravenna, Nicola Santoni, sarebbe coinvolto nella combine di alcune partite del campionato scorso dell’Atalanta. Inoltre, da quanto si apprende, avrebbe anche pagato parte della parcella dell’avvocato di Santoni, per il timore che questi parlasse agli inquirenti.

Insieme con Santoni, Doni avrebbe anche ipotizzato di alterare i dati dell’iPhone dello stesso avvocato, sequestrato nell’estate scorsa nell’ambito dell’inchiesta, cambiando la password con un computer. Oltre all’ex capitano dei bergamaschi, Sartor e Zamperini, sono finiti in carcere altri due calciatori ancora in attività: Carlo Gervasoni del Piacenza (attualmente sospeso) e Filippo Carobbio dello Spezia.

Secondo la procura di Cremona, i quattro sarebbero i referenti in Italia dell’organizzazione con il vertice a Singapore, che aveva scommesso forti somme di denaro sulle partite oggetto dell’indagine. Le puntate relative alle scommesse sulle partite combinate, come accertato dagli investigatori, sarebbero state effettuate su siti internet collocati prevalentemente in Asia e ritenuti più sicuri per evitare eventuali controlli sulle giocate. Al vertice dell’organizzazione c’era un certo Eng Tan Seet, detto “Dan”.

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