Abiti contraffatti al Nord Est, tre arresti tra Napoli e Caserta

di Redazione

 NAPOLI. La Guardia di Finanza di Padova ha ricostruito i ruoli dei 127 componenti di 2 importanti filiere del falso, riconducibili ad un unico network, con basi operative in Veneto, Lombardia, Campania e ramificazioni in tutto il territorio nazionale.

Al vertice tre marocchini rispettivamente residenti a Mira (Venezia), Camponogara (Venezia) e Granze (Padova), nonché tre italiani, tutti residenti in Campania, tra le province di Napoli e Caserta. La ”banda” produceva clandestinamente, in fabbriche formalmente inesistenti, migliaia e migliaia di capi di marchi famosi di altissima qualità. Il capillare meccanismo di distribuzione, dalle fabbriche campane ai magazzini, dai depositi ai negozi, consentiva di far giungere con tempestività a destinazione migliaia di partite di vestiti, giacche, scarpe, camicie, etc. pressoché identiche a quelle originali.

La forza dell’organizzazione criminale, che consentiva di sbaragliare la concorrenza cinese, risiedeva nella disponibilità di manodopera di elevatissima qualità, formatasi in anni di lavoro, in grado di confezionare una sorta di falso-vero: mancava solo l’ultimo passaggio, l’autorizzazione della casa madre!!! il monopolio della bellezza dei capi d’eccellenza contraffatti era loro.

Tra i clienti più assidui, spiega una nota della Gdf, anche un esponente di spicco di uno storico clan camorristico, sensibile al fascino delle grandi griffe. Si può parlare, a tutti gli effetti, di un sistema piramidale caratterizzato da una rigida suddivisione dei ruoli, con al vertice i 6 imprenditori/commercianti destinatari di altrettante misure cautelari in carcere e alla base gli ”operativi” sul territorio (magazzinieri, contabili, ”agenti mandatari”, etc.).

Le centinaia di appostamenti, pedinamenti, perlustrazioni ed il ricorso a particolari metodologie investigative quali la ”consegna controllata” hanno consentito di ricostruire i ruoli di ben 127 tra compartecipi, clienti e fornitori, tutti segnalati all’autorità giudiziaria di Padova per i reati di introduzione nello stato e commercio di prodotti con segni falsi, concorso e ricettazione. 150 le perquisizioni effettuate su tutto il territorio nazionale, con l’impiego di oltre 300 finanzieri di 33 differenti reparti ed unità navali.

Nel solo veneto sono state eseguite 65 perquisizioni a carico di altrettanti indagati, così ripartiti per provincia: 1 Belluno, 16 Padova, 3 Rovigo, 19 Treviso, 22 Venezia, 4 Vicenza. Il resto dei denunciati spazia dalle provincia di Gorizia a quella di Messina, passando per diverse regioni, dalla Lombardia all’Emilia Romagna, dalla Toscana alle Marche. Sequestrata anche un’imbarcazione, ormeggiata a Venezia, adibita a deposito. Si stima che il volume d’affari dell’organizzazione fruttasse, mensilmente, migliaia e migliaia di euro.

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