Jobs malato è costretto alle dimessioni. Gli succede Tom Cook

di Redazione

Steve JobsNEW YORK. A metterlo all’angolo è stato un cancro in forma rara al pancreas che lo ha costretto, a soli 56 anni, alle dimissioni dall’azienda creata più di trent’anni fa: Steve Jobs cede il suo posto a Tim Cook che già rivestiva da qualche tempo la carica di chief operating officer, direttore generale.

L’annuncio è stato dato ieri in seguito alla chiusura della Borsa di New York, intorno alle 18.30, ma le azioni dell’Apple sono scese già in modo repentino. Jobs non ha più il suo ruolo di capo esecutivo dell’azienda informatica da lui creata, anche se continuerà a rivestire l’incarico di presidente.

Le condizioni di salute di colui che ha cambiato il modo di intendere l’informatica si sarebbero aggravate negli ultimi tempi: il cancro di Steve Jobs è stato infatti diagnosticato nel 2004, ma nonostante l’apparente operazione riuscita nel 2009, le condizioni di salute non sono migliorate, facendolo apparire in pubblico sempre più magro e stanco. Quindi la sua presenza nelle sedi dell’azienda era sempre più rara anche se si considera il fatto che Jobs aveva chiesto un “periodo di malattia”.

Già il 17 gennaio di quest’anno Jobs aveva dato un pre-avvertimento sotto forma di una email ai dipendenti del gruppo. Come un dipendente qualsiasi, quel giorno Jobs informava di avere “chiesto e ottenuto dall’azienda un permesso malattia” per il bisogno di “concentrarsi sulla propria salute”, senza fornire ulteriori dettagli.

La conclusione del messaggio – “amo così tanto Apple e spero di tornare appena posso” – era parsa un brutto presagio. Ma nonostante tutto Steve si è impegnato nel ruolo che gli riesce meglio: quello di venditore che lo hanno portato a lanciare lui stesso pubblicamente i nuovi prodotti di Apple, le ultime generazioni di iPad e iPhone, in quegli happening-spettacolo che lo hanno reso celebre, hanno contribuito al fascino della sua azienda, e hanno fatto di Jobs quasi un “guru” con un seguito mondiale di ammiratori.

Ciò che preoccupa adesso è come reagirà la sua azienda e il mercato adesso che non c’è più il suo presidente nel suo di direttore esecutivo. Steve Jobs tenta di mantenere il massimo riserbo sulle condizioni della sua malattie per far si che queste non gravino sulla sua azienda. Nonostante il cancro degenerasse, Jobs cercava di farsi vedere in pubblico, di sponsorizzare lui stesso i suoi prodotti per non provocare il crollo delle vendite e dell’azienda.

Adesso quale sarà il futuro dell’azienda leader nel settore dell’informatica.È grazie al successo dei suoi prodotti che la Apple di recente ha scalato la classifica di Borsa fino a issarsi al primo posto assoluto, superando non solo altri giganti hi-tech come Microsoft e Google ma perfino un big del petrolio come Exxon. La storia di Jobs si identifica con almeno due ondate di rivoluzioni tecnologiche partite dalla Silicon Valley. Nel 1976, data di fondazione di Apple, lui inizia dal prodotto-simbolo di un’èra nuova, il personal computer. Ha intuizioni geniali, ma è schiacciato in mezzo a tanti altri giganti del settore. Ci sarà anche un divorzio dalla sua Apple, un lungo esilio in cui Jobs si dedicherà alla creazione di Pixar (cinema d’animazione), infine il ritorno nel ruolo del “salvatore”.

E’ il “secondo Jobs” quello che mette a segno i trionfi più significativi. Ogni volta, i suoi avversari diranno di lui che non inventa nulla di nuovo. Però trasformando prodotti e idee già esistenti, li lancia sul mercato in una “veste” (dal design alla seduzione culturale) che li rende rivoluzionari. E’ il caso dell’iPod che insieme al negozio digitale iTunes trasforma il nostro modo di consumare musica.

Poi viene l’iPhone, un vero terremoto nel mercato dei telefonini. Infine l’iPad, il lettore digitale che dischiude una nuova èra nel modo di leggere e consultare l’informazione. Nel frattempo anche la sua linea di computer, iMac, ha conquistato una quota di mercato fatta di fedelissimi che ne adottano il design leggero e il software proprietario. Il successo mondiale dell’iPhone accelera la “fine dell’epoca del computer”, perché sempre più numerose sono le applicazioni disponibili sul cellulare, ben più leggero e maneggevole. A tal punto che Google è costretto a riadattare le sue strategie per inseguire Apple su quel terreno: così tutti hanno interpretato la recente acquisizione Google-Motorola.

Steve Jobs per la sua capacità di innovazione e ricreazione delle strutture informatiche già esistenti, ha sempre avuto molto colleghi ostili nel suo mondo, tanto che agli inizi della sua ascesa veniva criticato come colui non ha “mai inventato nulla di nuovo”. Ma adesso che la sua carriera volge al termine, i colleghi hanno sentire il loro sostegno morale. “Il giorno che i fan di Apple temevano è qui. Primo impulso: augurare a Steve tutto il meglio. Secondo: osservare la fine di un’era”: è il messaggio inviato dal blogger Robert Scooble su twitter, dopo l’annuncio delle dimissioni di Steve Jobs.

A questo messaggio seguono poi tanti altri. Matt Cutts è tra gli ingegneri chiave nello sviluppo della ricerca di Google: scrive che “Jobs ha portato Apple a lanciare prodotti magici, divertenti, in grado di cambiare il mondo. Gli auguro che stia bene”. Bob Metcalfe ha contribuito a progettare Ethernet, un passaggio chiave per l’evoluzione delle telecomunicazioni, usa un gioco di parole: “Volevamo trovare tutti la parola lavori (‘jobs’ in inglese, ndr) tra le notizie del giorno, ma non questa”. “Le dimissioni di Steve Jobs sono la fine di un’era, ma non di Apple”, osserva Zee Kane, direttore della rivista tecnologica TheNextWeb. Il venture capitalist Bill Gross ricorda: “Il supereroe Steve Jobs ha cambiato le vite delle persone nel mondo più di qualsiasi altro imprenditore vivente”.

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