Mafia, sequestrati 80 milioni di euro tra Palermo, Catania e Udine

di Redazione

DiaPALERMO. 50 milioni di euro tra beni immobili, quote societarie, attività commerciali, oltre che ad uno yacht ed una Ferrari, sono stati sequestrati all’imprenditore palermitano Vincenzo Graziano, 59 anni, già condannato per associazione mafiosa.

Un patrimonio che sarebbe frutto di attività di riciclaggio da parte di Graziano, che nel 1996 ebbe una condanna a 8 anni di carcere e, nel 2009, un’altra a 5 anni. Ma, secondo gli investigatori l’imprenditore, non aveva mai interrotto il rapporto col clan palermitano dell’Acquasanta, trasferendo le proprie attivitàin Friuli,lasciandoin Sicilia una barca di 13 metri e alcuni conti correnti.A scoprire i suo “tesoro” i carabinieri del nucleo investigativo che hanno sequestrato in provincia di Udine, a Martignacco, sette appartamenti, 14 autorimesse e due terreni, mentre a Tavagnacco una società edile “Ag Costruzioni” che doveva realizzare altri appartamenti.

Sempre a Palermo, due presunti fiancheggiatori del boss di Altofonte Domenico Raccuglia, catturato il 15 novembre del 2009 a Calatafimi, Andrea Di Matteo e Salvatore Giuseppe Raccuglia (omonimo ma non parente del voss), sono stati arrestati dai carabinieri del comando provinciale.

A Catania, invece, la Dia ha sequestrato le proprietà dell’ergastolano Maurizio Zuccaro, 49 anni, della cosca dei Santapaola, per un valore di 30 milioni di euro,tra cui19 immobili, attività commerciali, sei auto, sei motociclettee numerosi conti correnti bancari. Zuccaro, figlio di Rosario Zuccaro, molto conosciuto nel quartiere “San Cocimo”, scomparso nel 2005 e uno dei principali protagonisti della storia criminale mafiosa catanese degli ultimi anni. Inoltre è cognato di Enzo Santapaola, nipote del capomafia Benedetto “Nitto”. E’ stato più volte condannato per associazione mafiosa e deve scontare l’ergastolo per omicidio e distruzione di cadavere. Attualmente si trova agli arresti domiciliari per motivi di salute, con sentenza del Tribunale di Sorveglianza di Messina. Diversi pentiti lo hanno indicato elemento di spicco della famiglia catanese di Cosa nostra.

Le indagini della direzione investigativa antimafia riguardano il periodo trail 1993 al 2005 in cui Zuccaro ha avuto il ruolo di “prestanome” della cosca. E’ stato accertato come la moglie e i figli dell’uomo, pur dichiarando redditi esigui, avrebbero acquistato quote societarie, immobili, una serie di attività commerciali nel campo della ristorazione e alimentazione,oltre adun parco auto di grossa cilindrata.

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