Sarah, sulle tracce del terzo complice

di Redazione

Michele MisseriTARANTO. La Procura di Taranto continua a intravedere zone grigie nel delitto di Avetrana e nella nuova versione resa da Michele Misseri.

Oltre al contadino e alla figlia Sabrina, gli investigatori ritengono che ci sia una terza persona che abbia avuto un ruolo nell’omicidio di Sarah Scazzi.

RIESAME DECIDE SU SABRINA. Martedì il Tribunale del Riesame si riunirà a Taranto per decidere su Sabrina: a quell’appuntamento la Procura fa sapere che andrà con novità importanti. Gli avvocati della ragazza, Vito Russo ed Emilia Velletri, hanno annunciato una nuova linea difensiva incentrata su otto testimonianze che aprirebbero la strada “a piste alternative”. Dal loro racconto emergerebbero dettagli che potrebbero chiamare in causa nuove persone con un ruolo soprattutto nella fase di occultamento del cadavere di Sarah.La difesa punterà poi sulla presunta arma del delitto. “Dopo il delitto Sabrina avrebbe avuto molto tempo per far sparire tutto, se davvero fosse colpevole”, hanno detto gli avvocati al Corriere della Sera. “I tempi, poi, sono troppo stretti”. Secondo la ricostruzione dei fatti, la ragazza avrebbe fatto tutto in meno di sette minuti. “Come avrebbe potuto?”, si chiedono Russo e Velletri.

CINTURE SEQUESTRATE. Intanto, nella serata di domenica i carabinieri hanno portato via 49 cinture, da uomo e da donna, dalla casa di via Deledda ad Avetrana. Una di queste potrebbe essere l’arma utilizzata per uccidere Sarah visto che lo zio aveva indicato proprio in una cintura l’arma del delitto. Preliminarmente il professor Luigi Strada, il medico legale dell’Università di Bari al quale la Procura della Repubblica di Taranto ha affidato l’autopsia, prenderà in esame quelle che potrebbero essere compatibili con le ferite trovate sul collo della vittima. Poi, le cinture verranno inviate ai Raggruppamenti Investigazioni Scientifiche dei carabinieri di Roma per verificare se sono rimaste tracce della vittima. Un’altra cintura era stata ritrovata in precedenza nella Seat Marbella utilizzata da Michele Misseri per trasportare il corpo ma non era stata considerata come arma del delitto perchè l’uomo aveva sempre detto di aver usato una corda.

VIOLENZA SESSUALE. Dopo aver ritrattato la violenza sessuale sul cadavere della nipote, Misseri è tornato sui propri passi. Nell’interrogatorio di venerdì scorso nel carcere di Taranto, ha raccontato di nuovo di aver abusato di Sarah quando lei era ormai morta, vicino ad un rudere in campagna prima di nascondere il corpo. Misseri, l’8 ottobre scorso, interrogato da gip Rosari,aveva detto esplicitamente di aver tentato un approccio sessuale con la nipote una settimana prima del delitto. Un punto, questo dello stupro, che spiazza gli investigatori e sul qualesi sta cercando di fare chiarezza.

“PAPA’ HO COMBINATO UN GUAIO”. Misseri ha comunque ribadito di essere estraneo all’omicidio, ripetendo più volte “Quando Sarah è stata uccisa io stavo dormendo in casa”. Ha raccontato che il 26 agosto nascose il corpo della nipote calandolo nel pozzo dopo averlo legato con una corda al collo e ai piedi: poi slegò la corda da un capo e ritirò per distruggerla. Ai pm Misseri avrebbe infatti riferito che la figlia Sabrina è la responsabile dell’omicidio e che avrebbe uccisola cugina con una delle sue cinture. E poi l’avrebbe chiamato in cantina: “Papà, corri, ho combinato un guaio”.

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