Mafia e politica, Granata: “Infiltrazioni tra gli eletti”

di Redazione

Fabio GranataROMA.Mentre il Senato discute del “Piano straordinario contro le mafie”, e della “delega al governo in materia di normativa antimafia”, il deputato finiano di Futuro e Libertà e vicepresidente della commissione Antimafia, Fabio Granata, lancia l’allarme su infiltrazioni mafiose nella politica.

“Nonostante la condivisione teorica al codice etico promosso dalla commissione Antimafia – spiega Granata – sia tra le candidature che tra gli eletti ci sono infiltrazioni e zone d’ombra. Nonostante la carente collaborazione delle prefetture, stiamo ricomponendo il quadro e riferiremo alle Camere. La politica rompa ogni ambiguità nella lotta alla mafia. Alcuni partiti e alcuni candidati alla presidenza delle Regioni – conclude il finiano – non hanno vigilato come era richiesto e doveroso”.

Nei giorni scorsi proprio Granata si è reso protagonista di altre forti dichiarazioni sulla correlazione tra Stato e criminalità. L’affermazione “nel governo c’è chi frena i processi contro la mafia” è stata al centro di aspre polemiche all’interno del Pdl, che hanno di poco preceduto la rottura definitiva tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini.

GRASSO: “RISCHIO ATTENTATI”. Di “rischio attentati” parla invece il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, che, rispondendo ad un giornalista, ha spiegato che i rischi di stragi come quelli di Firenze, di Capaci e di via d’Amelio, “ci sono sempre, soprattutto in momenti di tensioni politiche”. “Non dimentichiamo – ha sottolineato Grasso – che nel ’92 gli attentati sono avvenuti a ridosso di Tangentopoli. Può esserci qualcuno che vuole approfittare del momento politico per dare uno scossone”. Il procuratore ha anche sostenuto di non considerare Matteo Messina Denaro “attuale capo di Cosa nostra”. Con l’arresto di Lo Piccolo, Provenzano e Riina, ha ricordato Grasso, “non esiste più un vertice. C’è stato un tentativo dei ‘reggenti’ di costituire una sorte di commissione formale di quella che c’è in carcere ma è stata neutralizzata. Il fatto che ci sia un elemento di spicco latitante – ha proseguito Grasso – non significa attribuire a quest’ultimo un ruolo di capo dell’organizzazione. Tranne che lo abbiamo attribuito e noi non ne sappiamo nulla. Messina Denaro è l’ultimo latitante di spicco rimasto ancora in libertà, ha partecipato e deliberato la strategia stragista del ’92-’93, è la persona più importante di Cosa nostra. Detto questo mi fermo”, ha concluso.

SENATO BOCCIA RICHIESTA OPPOSIZIONI. Intanto,in mattinata l’aula di Palazzo Madama ha bocciato la richiesta dell’Idv, sostenuta anche da Pd e Udc, di sospendere l’esame in aula del piano contro le mafie. Si procede quindicon la discussione generale. Le opposizioni chiedevano di far tornare il testo, già approvato da Montecitorio, in commissione per ulteriori rifiniture, ma il presidente della commissione Affari costituzionali Carlo Vizzini boccia l’ipotesi chiedendo che dal Senato arrivi, con l’approvazione, un “segnale forte” nella lotta alle mafie, rimandando alle elaborazioni dei decreti attuativi le questioni proposte dalle opposizioni che sono comunque “utilmente poste”.

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