Droga: “Niente Sanremo per Belen”. E una modella fa il nome della Canalis

di Redazione

Belen Rodriguez ed Elisabetta CanalisMILANO. L’anno scorso Morgan fu escluso dal festival dopo le sue controverse dichiarazioni sulla droga. Un caso che sollevò numerose polemiche.

Quest’anno, a Sanremo, vogliono evitare che si ripeta una vicenda simile con Belen Rodriguezcoinvolta nell’inchiesta sul giro di cocaina che ha portato alla chiusura di due locali milanesi.

Il sindaco, Maurizio Zoccarato, durante la presentazione del concorso “Area Sanremo”, a Milano, è stato categorico: “Non accetto di associare alla mia città qualcuno che non abbia una moralità certa”. Il riferimento è il coinvolgimento di alcuni personaggi celebri nella vicenda che ha portato alla chiusura dell’Hollywood. “Se Belen ha fatto uso di droga – afferma Zoccarato – non mi farebbe piacere vederla sul palco dell’Ariston”.

In un primo momento il sindaco aveva risposto in modo favorevole a domande sull’eventualità di Belen presentatrice alla prossima edizione del Festival. “Mi sembra una splendida idea – aveva detto – anche per dare un’immagine un po’ più giovane e mondana della città”. Poi, quando gli è stato riferito dell’inchiesta in corso a Milano e delle ammissioni della Rodriguez sull’uso di cocaina, Zoccarato ha rettificato il suo pensiero. “Così come non mi faceva piacere avere Morgan associato alla mia città, non cambio idea se una ha un sedere più bello piuttosto che dei capelli strani. Se puniamo nel Giro d’Italia chi viene preso con il doping dobbiamo dare lo stesso segnale con la musica: farò le barricate affinché venga scelta una persona onesta e perbene”.

Fabrizio Corona difende, nel frattempo, Belen: “È una vergogna – si è lamentato il fotografo, che con Belen ha una relazione tormentata – che sia stato fatto il suo nome in questa inchiesta solo per gonfiarla”. Quando Belen ha sniffato cocaina, ha aggiunto Corona, “era solo una ragazzina. Ora ha un’immagine diversa ed è molto dispiaciuta per la pubblicità che le è arrivata addosso con questa inchiesta”. Riguardo alle indagini che hanno portato al sequestro dell’Hollywood e del The Club per il giro di droga che si era creato nei bagni e nei privè, il fotografo ha un’opinione netta: “È l’ennesimo scandalo portato avanti dai magistrati che dovrebbero prendersela coi delinquenti veri”. Secondo il re dei paparazzi, esperto di movida e locali milanesi “i magistrati hanno chiuso l’Hollywood perché è l’Hollywood, ma per il consumo di cocaina dovrebbero chiudere tutti i bar, le discoteche e le università della città”. La cocaina, ha aggiunto, “sta ovunque, non solo nelle serate vip”.

GIRO DI ESCORT. Dalle carte dell’inchiesta condotta a Milano su quanto accadeva nelle notti vip di alcuni locali della città, inchiesta che ha portato lunedì al sequestro delle discoteche “Hollywood” e “The Club” e all’arresto di cinque persone, emerge anche un notevole giro di escort, “reclutate appositamente per accompagnare le serate dei clienti” del “The Club”. Nell’atto, dove compaiono parecchi omissis, sono riportate le testimonianze di alcune di queste ragazze “dedite alla prostituzione, giovanissime”. “Si tratta di ragazze di varia nazionalità – annota il pm Frank Di Maio – che di loro iniziativa o perché assunte da vari personaggi che operano come pr per le serate, come le cosiddette ragazze immagine, intrattengono i clienti ai tavoli del privè, li inducono a bere alcolici in modo da aumentare l’importo del conto dei tavoli e successivamente consumano rapporti sessuali a pagamento fuori dai locali”. Per il pm ciò è “estendibile” anche all’Hollywood, l’altra discoteca chiusa lunedì. Intanto mercoledì mattina, davanti al gip Giulia Turri, cominceranno gli interrogatori di garanzia delle cinque persone da lunedì agli arresti domiciliari.

IL POLIZIOTTO. Anche un poliziotto, ai tempi (gennaio 2008) in servizio presso il commissariato Garibaldi di Milano, avrebbe procurato le escort, reclutate per intrattenere i clienti del privè dell’Hollywood. Nell’atto del pm si passano in rassegna alcune “conversazioni che riguardano l’impiego di ragazze da utilizzare nei locali milanesi al fine di fare compagnia a tavoli composti di soli uomini”. In tali conversazioni spunta il nome dell’Agenzia di modelle “Moravia”, mai individuata dagli investigatori. “Il tramite tra Gallesi (ex responsabile del privè dell’Hollywood e da lunedì ai domiciliari, ndr) e l’Agenzia – si legge nella richiesta – risulta generalmente tale Angelo”, poi identificato in Angelo Pilato, “vice sovrintendente della Polizia di Stato”.

“PRESI DROGA CON LA CANALIS”. Nella richiesta di custodia cautelare che il pm ha inviato al gip Giulia Turri risulta anche una deposizione che chiama in causa Elisabetta Canalis. “Mi è capitato di fare uso di cocaina insieme ad altre persone tra cui Elisabetta Canalis, un tale Camillo Saviola, un certo Eliseo ed anche un tale Gianfri ed altre persone dello spettacolo, normalmente si tratta del cosiddetto giro del The Club”, ha messo a verbale il 21 ottobre 2008 Karima M., una modella di origini parigine di 26 anni, sentita dal pm Di Maio nell’ambito delle indagini sul giro di droga e di presunte mazzette nei locali della movida milanese, che ha portato agli arresti domiciliari cinque persone. Karima, dopo aver raccontato di essere arrivata in Italia un anno e otto mesi prima con l’intenzione di fare la modella e che poi per procurarsi da vivere si improvvisò ballerina di lap dance in un locale milanese finendo poi col prostituirsi, ha spiegato al pm di essere una frequentatrice assidua del The Club, “dove di droga ne circola parecchia”. “Io frequento il privè del The Club – ha proseguito la ragazza nella sua testimonianza – ed i tavoli che lo compongono. In alcune occasioni, l’ultima poco prima dell’estate, mi pare maggio 2008, l’ho consumata ai tavoli del privè in quanto l’ho acquistata, naturalmente la cocaina, da un giovane di 27 anni, italiano, credo siciliano, che è notoriamente fornito di droga e la vende all’interno del locale ai clienti che gliene fanno richiesta; peraltro, al The Club esiste un vero e proprio passaparola mediante il quale i clienti riescono a procurarsi la cocaina”.

COCA GRATIS PER I VIP. Per il pm, nei locali sequestrati esisteva “una sorta di zona franca” dove i vip “si ritengono immuni e affrancati dal rispetto delle leggi”e lontani “dallo sguardo dell’opinione pubblica che, per alcuni di loro, può determinare il successo o il fallimento professionale”. “Nei privè – scrive il pm – i proprietari ed i gestori delle discoteche, grazie al servizio di security interno, i cosiddetti buttafuori, alle loro dirette dipendenze, realizzano una sorta di zona franca dove i clienti privilegiati si ritengono immuni”. I vip, si legge ancora, “tutelati, nascosti e protetti dai gestori dei locali, in nome di un distorto concetto della privacy, confidano di poter dar corso liberamente ad ogni comportamento” nascosti “allo sguardo e al giudizio dell’opinione pubblica”. Il problema per i vip, scrive il pm, “non è la disponibilità del denaro necessario per l’acquisto dello stupefacente, ma il poter effettuare tale acquisto e il conseguente consumo in un ambiente che garantisca assoluta riservatezza per non compromettere l’immagine pubblica”. E poi il pm descrive il meccanismo per reperire la cocaina da parte dei vip, definiti anche “quelli del privè”: chi cede la cocaina spesso lo fa gratuitamente perché vuole sedersi allo stesso tavolo dei personaggi famosi. “Chi cede stupefacente – spiega il pm – non perseguendo apparentemente un interesse di tipo economico” vuole “quella visibilità che deriva dal fatto di poter vantare un tavolo centrale e visibile in cui poter ospitare modelle o personaggi della moda, dello spettacolo, dello sport”.

RICHIESTA DI DISSEQUESTRO. Intanto, una richiesta di revoca di sequestro del locale Hollywood è stata inoltrata al Tribunale del Riesame di Milano. L’istanza è stata presentata dall’avvocato Andrea Fares, che ha anche chiesto la revoca degli arresti domiciliari disposti sempre ieri nei confronti del suo assistito, Davide Guglielmini, amministratore della Vimar, la società che gestisce l’Hollywood. L’avvocato Fares, nel presentare le due richieste, ha ritenuto che per Guglielmini non sussistano più le esigenze cautelari, in quanto dalla fine del 2008 è uscito dalla Vimar (ha solo una quota della società) e non frequenta più l’Hollywood. In secondo luogo, come ha spiegato lo stesso difensore, l’Hollywood, già posto sotto sequestro dal gip Salvini da quando nell’agosto-settembre 2008 è stato riaperto, è completamente cambiato. “Non esiste più il privè come una volta – ha detto – e soprattutto non c’è più quel bagno”. Ora il bagno si trova all’esterno e serve tutti gli utenti della discoteca. Il legale in sostanza ha evidenziato che le indagini per cui ieri il suo cliente insieme ad altri è finito agli arresti domiciliari “si sono fermate al 2007” e da allora la situazione è cambiata. L’avvocato Fares ha aggiunto: “Vorrei capire se qualcuno è in grado di fare un sopralluogo all’Hollywood per rendersi conto che la situazione è diversa rispetto al 2007”. Il legale, che ha precisato che per il locale sono stati addirittura adottati i modelli organizzativi previsti dalla legge 231 del 2001 (quella sulla responsabilità amministrativa degli enti), ha descritto anche come la discoteca rispetto a tre anni fa sia cambiata. Il privè si è trasformato in una sorta di salottino «presidiato» da un uomo della sicurezza che controlla le prenotazioni ai tavoli. E soprattutto non c’è più il bagno, quello usato, secondo l’inchiesta, per assumere cocaina. Ora c’è un solo bagno, esterno al privè e che serve tutta la discoteca, davanti al quale c’è un buttafuori per verificare che entri una persona alla volta. “Qualcuno ci dica cosa dobbiamo fare – ha proseguito l’avvocato – per evitare che certe cose accadano, dato che non si possono mettere la telecamere nei bagni e nemmeno perquisire i clienti del locale”.

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