Stipendi calciatori, polemica su proposta di Calderoli

di Emma Zampella

Roberto_CalderoliROMA. Il paese è in crisi e bisogna economizzare in ogni settore. Roberto Calderoli, ministro della Semplificazione, decide di partire dal calcio e dalla nazionale italiana in vista dei mondiali.

La proposta di ridimensionare i guadagni e i premi in caso di vittoria, però, scuote il mondo del calcio e quello politico. La sfida provocatoria lanciata dal leghista provoca reazioni abbastanza dure soprattutto da parte del presidente della Figc, Giancarlo Abete, che ricorda al ministro: Eventuali premi derivano dalla risorse ricavate dalla Fifa e non avrebbero nessun aggravio sul bilancio dello Stato. Sul problema dei premi non si è assolutamente parlato. La federazione – continua il presidente della Figc – è molto attenta alla gestione del bilancio federale. Abbiamo sempre dato il buon esempio”.

Il ministro sta cercando di ridurre i compensi dei calciatori perdendo di vista il fatto che il calcio è una macchina che fa profitti gravando sulle spalle di privati. Non usa i compensi statali e una provocazione simile né giocatori né politici riescono a mandarla giù. A sentire il ministro Calderoli nell’intervista rilasciata al quotidiano “Corriere della Sera”, il suo attacco è rivolto particolarmente al calcio italiano tra club, quello in cui si vedono contrapposte le squadre di serie A, rette in particolar modo da imprenditori. L’accusa di Calderoli è rivolta particolarmente alla famiglia Moratti, che gestisce l’Inter. A tal proposito, il ministro dice: C’è chi non ha problemi a pagare ingaggi multimilionari. Per giunta, pagarli a giocatori o allenatori stranieri. Il problema è che chi vive in un mercato basato su leggi strane, può permettersi di avvelenare il mercato. E per giunta, questo obbliga anche tutti coloro che non si basano su leggi strane ad inseguire, a dover far fronte in un modo o nell’altro”. E aggiunge: “Parlo dell’ultima scoria della lavorazione del petrolio. L’ultimo rifiuto di una raffineria. Questa è roba che un’azienda dovrebbe pagare per smaltire. Invece, grazie a una legge, c’è chi la brucia e prende pure i soldi dallo Stato per produrre energia “pulita”. Ma chi vogliono prendere in giro? Io so che ci sono centinaia di milioni che ogni anno finiscono nelle case di chi raffina il petrolio. Certamente, chi può contare su questi introiti ha meno difficoltà a fare la sua campagna acquisti e a vincere gli scudetti. io credo che questo debba cambiare.”

Le dichiarazioni di Calderoli sono definite fuori luogo e fuori tempo dal ministro delle Politiche europee, Andrea Ronchi: La risposta più significativa l’ha data Delio Rossi, (allenatore del Palermo ndr.), ossia chenel calcio ci sono stipendi folli e c’è un’eccessiva esterofilia che fa molto danno al calcio e blocca moltissimo i giovani italiani. Non c’è da stupirsi se abbiamo una nazionale di vecchi. La moralizzazione è dunque giusta. Tuttavia avrei preferito un appello all’Italia perchè possa vincere i Mondiali e sperare nella grande vittoria del tricolore. Credo che il calcio – continua Ronchi – debba trovare qualche forma di solidarietà consona al momento economico difficile, ma data la vicinanza delle polemiche sul 2 giugno, mi lascia perplesso la continua presa di distanza della Lega da tutto ciò che distingue l’Italia come nazione”.

Le risposte al provocatorio Calderoli arrivano anche dal capo della nazionale italiana, il portiere Gianluigi Buffon che chiede maggiore chiarezza relativamente all’uso degli introiti che lo Stato potrebbe ricavare ridimensionando gli stipendi degli addetti ai lavori. “Se Calderoli mi dice dove dovrebbero andare i nostri possibili non introiti, magari ci potrei fare un pensierino. Non capisco come mai i politici cavalchino sempre l’onda dei Mondiali per fare certe sparate, per poi fare retromarcia se le cose vanno bene”, dichiara il calciatore. Il ministro che aveva fatto partire la proposta dichiarando che sarebbe stato un bel gesto d’esempio per tutti gli italiani ridurre gli ingaggi dei calciatori ora si trova nel vertice della polemiche e non ha nessuno a sua difesa.

Sulla questione è intervenuto anche il ministro Ignazio La Russa che ha invitato Calderoli a ricoprire il ruolo di leghista occupandosi della sua Padania. Calderoli mi piace molto di più come ministro che come commentatore sportivo, anche perché la sue conoscenza calcistica si limita alla vittoria della Padania su non so quale squadretta”.

L’unico appoggio Calderoli sembra trovarlo da parte del Codacons, l’associazione a tutela dei consumatori, che al riguardo si espone in questo modo: “Nel nostro Paese sono abnormi e rappresentano uno schiaffo a migliaia di famiglie che versano in gravi difficoltà economiche. Crediamo non sia demagogia – aggiunge Carlo Rienzi, presidente dell’associazione- ritenere che anche il mondo del calcio debba essere chiamato a contribuire alla crisi come tutti gli altri cittadini attraverso un netto taglio agli ingaggi. Ad essere ridotti devono essere però anche gli stipendi degli allenatori di serie A, in molti casi paragonabili a quelli dei giocatori per la loro entità”. Perché allora non parlare di coloro che sono al potere e che gestiscono le finanze del paese? I loro ingaggi derivano dalle tasche degli italiani, ma su questo argomento nessuno, Codacons compreso, prende la palla al balzo e innesca la protesta. Se c’è crisi lo Stato deve economizzare dando attraverso i suoi dipendenti il giusto esempio. Anche perché il calcio che è un meccanismo a parte, privato, per quanto riguarda i costi ha cercato di dare molto spesso il buon esempio.

Un esempio è stato dato dal presidente del Coni, Petrucci,che ha ricordato di essere attenti ai costi e che su questa linea si intende andare avanti. “Tutte le risorse che arriveranno ai giocatori– aggiunge Abete, presidente del Figc –arriveranno dai risultati sul campo. Abbiamo dei ricavi e dei costi e anche per il 2006 il saldo si è chiuso in attivo. Gli introiti ottenuti dalla Fifa sono stati superiori ai costi. In caso di vittoria daremmo l’immagine di paese vincente, perché lo sport è un momento di comunicazione fondamentale”.

La ricompensa per i giocatori italiana è prevista solo in caso di classificazione della squadra tra le prime tre posizioni: cominciarsi a fasciare la testa prima di cadere è un po’ troppo. La federazione calcio non ha ancora discusso con i giocatori relativamente ai compensi in caso di vittoria.Abete spiega: “I giocatori non hanno posto il problema, dei premi non se ne è ancora parlato così come non se ne parlò prima degli Europei del 2008. La dirigenza sportiva della Federazione, tra l’altro, è molto attenta alle compatibilità economiche. Io da 22 anni sono in Federazione e in questo periodo non ho percepito neanche una diaria. Noi diamo il buon esempio da sempre”.

In merito ai premi elargiti per la partecipazione ai mondiali, Abete ricorda che “si va dagli otto milioni di dollari per la partecipazione alla prima fase ai 30 milioni di dollari per la vincitrice del torneo e cherispetto ai Mondiali del 2006 la Fifa ha aumentato il premio per la prima classificata, come accadde anche ad Euro 2008 rispetto ad Euro 2004. I premi ai calciatori della nazionale si determinano di volta in volta, ha detto ancora Abete, e lo ripeto, i premi li daremo soltanto se arriviamo tra le prime tre. Il calcio fortunatamente ancora tira, lo sport e il calcio sono eccellenze del nostro paese e riescono a reggere alla crisi. Noi siamo molto attenti alla crisi ma non dobbiamo neanche appiattire queste eccellenze”.

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