Posto fisso, Brunetta contesta Tremonti: “Soluzione del Novecento”

di Redazione

Tremonti e BrunettaROMA. L’elogio del ministro dell’Economia Giulio Tremonti al posto di lavoro fisso non è piaciuto al suo collega alla Pubblica amministrazione Renato Brunetta.

“Tremonti vorrebbe una nuova società dei salariati, solo che questa non risponde alle esigenze di flessibilità che pone il sistema. La sua è una soluzione del Novecento che non va più bene in questo secolo, non si può tornare indietro”, afferma Brunetta.

“Tornare indietro – aggiunge Brunetta – è più facile, ma non risolve i problemi. Bisogna cambiare occhiali per capire come è fatto il nuovo mondo. Non si deve aver paura. La flessibilità che abbiamo visto negli ultimi 10-15 anni è figlia della società dei salariati, è figlia degli ultimi fuochi dello scontro tra capitale e lavoro, è figlia di un capitalismo ormai in declino. Abbiamo vissuto la stagione del lavoro atipico come estrema conseguenza dell’egoismo del lavoro tipico, dell’egoismo degli insiders contro gli outsiders. Tutte le garanzie ai primi, protetti dal sindacato, tutte le flessibilità scaricate orribilmente sui secondi privi di rappresentanza. Ma la soluzione a questo paradosso non può essere quella di far diventare gli outsiders degli insiders, perché il sistema non sarebbe in grado di sopportarne i costi”.

Brunetta propone di “spalmare le esigenze di flessibilità su tutte le forze lavoro occupate. So bene – afferma – quanto sia delicato questo argomento, basti pensare agli scontri, tra riformisti e conservatori, intorno all’articolo 18. Bisogna tornare all’alleanza tra capitale e lavoro, quella che ti dà la flessibilità nella partecipazione, che ti dà l’inclusione e che fa diventare il lavoratore uno shareholder, un azionista, che può gestire le sue azioni nella mobilità”. Il ministro dà ragione a Tremonti sulla difesa del welfare italiano: “Viva gli ammortizzatori sociali. Però bisogna anche dire che i Paesi con un welfare pesante sono anche quelli che crescono di meno quando riprende il ciclo”.

Per quanto riguarda i sindacati, secondo Brunetta “la Cgil è la componente che rappresenta la società dei salariati, ha costruito il nostro benessere, ma tutte le rappresentanze sociali, sia imprenditoriali sia sindacali, sono figlie del Novecento. E’ un modello che sta implodendo nella sterilità, nell’occupazione che non si crea più”.

Sulla questione il ministro del Welfare, Maruzio Sacconi, durante la trasmissione Mattino 5, afferma: Non commento mai i miei colleghi di governo. Osservo soltanto che ovviamente nessuno vuole subire la mobilità da posto di lavoro a posto di lavoro: ciascuno vorrebbe poter scegliere il momento in cui cambiare, ovviamente in meglio. D’altronde la continuità del posto non si afferma con norme di legge, ma con l’occupabilità del lavoratore per le sue conoscenze e competenze”.Il ministro ha dunque sottolineato l’importanza del “diritto continuo al miglioramento delle proprie competenze, con cui può decidere il proprio percorso lavorativo”. Secondo Sacconi è vero che “la scadenza di un rapporto di lavoro è un’opportunità per maggiori posti di lavoro, ma dal lavoratore viene tendenzialmente subita. E’ la possibilità di accedere alle conoscenze che consente una maggiore prospettiva”.

Critiche, invece, dall’opposizione: “Se c’è questo clamore sulle parole e questo silenzio sui fatti forse abbiamo qualcosa da registrare. – ha detto Pierluigi Bersani, contestando con decisione le affermazionidel ministro dell’Economicasul posto fisso – Vorrei capire se Tremonti parla di posto fisso a casa o a lavorare. Perché abbiamo un milione di disoccupati in più, di cui 6-700mila precari ‘stabilizzati’ a casa o sulla strada. Come quelli della scuola, che Tremonti e la Gelmini hanno sbattuto sulla strada”.

Per Dario Franceschini “è incredibile che il ministro dell’Economia, dopo aver ignorato e non aver messo in campo misure per l’emergenza per contrastare la disoccupazione e il precariato, si svegli improvvisamente parlando di ritorno al posto fisso. E’ un caso di sdoppiamento della personalità, come il dottor Jekyll e mister Hyde: si annunciano le cose in pubblico e se ne fanno altre negli atti legislativi”.

Secondo il senatore del Pd, Pietro Ichino, intervistato da Il Mattino, quella di Tremonti è demagogia: “Se intende dire che la sicurezza del lavoro e del reddito è un bene della vita dice un’ovvietà. Se intende dire, allineandosi con Bertinotti, che questo bene si può ancora proteggerlo, come regola generale, secondo il modello del posto fisso a vita, fa della demagogia. Oggi il ritmo di obsolescenza delle tecniche applicate – aggiunge Ichino – ma anche dei prodotti e delle stesse aziende che li producono, non si misura più in decenni, come all’epoca in cui fu disegnato il nostro diritto del lavoro attuale: lo si misura in anni, se non in mesi. Promettere ai lavoratori una sicurezza fondata essenzialmente sull’ingessatura dei loro rapporti con le aziende significa ingannarli. Vedo in queste uscite estemporanee dei nostri ministri, la smania di catturare a tutti i costi l’attenzione dei media. E’ la politica dell’annuncio quotidiano; che poi esso sia poco coerente con ciò che il governo fa in concreto importa pochissimo”.

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