Imprenditore cesano scrive a Michele Santoro

di Redazione

Michele SantoroCESA. Riportiamo un commento postato dall’imprenditore cesano Lorenzo Ferriero, tratto dal blog del sito della trasmissione televisiva ‘Annozero’, in riferimento alla puntata ‘Italiani brava gente’.

“Dott. Santoro mi chiamo Lorenzo Ferriero, sono un giovane imprenditore che vive a Cesa in provincia di Caserta, paese del pentito Gaetano Vassallo. Per anni lo scrivente e il fratello sono vissuti sotto la minaccia delle estorsioni, alle quali non hanno mai inteso sottostare; infatti negli anni gli atti intimidatori si sono susseguiti:
-nel mese di aprile 2000 si verificò un incendio in un cantiere;
-nello stesso anno nel mese di agosto vi fu un attentato dinamitardo presso la abitazione della mia famiglia adibita anche a sede legale della società, (fatti regolarmente denunciati agli organi di polizia). Stante la nostra fermezza di non sottostare alle pressioni dirette od indirette dei clan si è cercato di annientarci economicamente, minacciando in maniera aperta i committenti dei vari lavori affinché non affidassero loro più commesse o risolvessero i contratti in corso, minacciando i proprietari di terreni oggetto di trattative affinché desistessero dalla cessione degli stessi a noi, e avvicinando familiari ed amici finché ci convincessero a pagare, poiché oramai eravamo rimasti gli unici a non rispettare le regole del clan. Nonostante tutte le difficoltà sopra rappresentate, la nostra piccola impresa era riuscita non solo a sopravvivere economicamente ed onorare tutti gli impegni assunti, ma anche a progredire passando a gestire operazione immobiliari vere e proprie di grosso valore. L’esistenza sul micro territorio di un gruppo imprenditoriale non aggiogato alla logica ed agli interessi del clan egemone della zona, non era ammissibile ne tollerabile oltremodo. Tale circostanza in paese era notoria e più volte era stata palesata con impudenza e sprezzo della legalità dai componenti del gruppo malavitoso egemone, infatti i Ferriero invece di piegare la testa la hanno alzata, ed erano e sono un pericolo mortale per il sistema omertoso sul quale si regge il Clan egemone a Cesa, dove la fanno da padroni. E questi camorristi lo sanno, infatti anche a distanza di anni non dimenticano chi ha osato opporsi ed è diventato un cattivo esempio per tutti gli altri.

Cesario FerrieroTanto che la notte di natale 2007 compivano la più nefanda e scellerata delle loro azioni uccidendo il fratello dello scrivente Cesario di appena 26 anni. Chi scrive è stato gettato nello sconforto totale ed ormai è quasi paralizzato ad adottare qualsiasi scelta, ha chiesto aiuto alle istituzioni con molteplici comunicazioni, oltre ovviamente a denunciare le estorsioni e le minacce subite. Ha chiesto aiuto alla prefettura di Caserta affinché gli venisse garantita una forma di protezione almeno negli spostamenti che deve fare per seguire le sue attività imprenditoriali, anche perché, stante l’attuale situazione, l’azienda rischia il fallimento, e con essa tutto l’indotto e le famiglie che lavorano. Ebbene ad oggi a quasi dieci mesi niente di niente richieste e denunce lasciate non si sa dove. Come non pensare all’omicidio di Michele Orsi consumato a Casal Di Principe pochi mesi fa, quando il suo avvocato affermava di aver chiesto alla Prefettura prima dell’omicidio protezione per il suo assistito. Ma che razza di paese è questo! La storia si ripete anche se con diverse sfaccettature ma tutti restano inermi a guardare, ad aspettare gli eventi, e i cittadini onesti vengono abbandonati ed isolati, lasciati al proprio destino; c’è da vergognarsi! Se non è una resa alla camorra questa, e chi in questa situazione dovrebbe sentirsi invogliato a denunciare senza garanzia di diritti. A questo punto ciascuno è portato a credere che la camorra e i gruppi malavitosi siano solo una causa dei problemi, l’altra è sicuramente da individuare nella inefficienza dell’intero sistema. Cesa è un paese dove lo Stato è completamente assente, ed è sostituito in ogni sua funzione dal clan egemone, basti pensare che qui è stato picchiato il parroco in chiesa sull’altare, davanti a decine di bambini che facevano lezioni di catechismo da uno di questi capoclan; tutti sanno chi è stato!!! E naturalmente il terrore aumenta. I capoclan girano armati e scortati da affiliati e figli di capo clan muniti di regolare permesso di porto di pistola rilasciato dagli organi competenti. Cesa è l’unico paese del circondario a non essersi dotato di una rete gas metano nonostante la volontà di investimento di aziende di rilievo Nazionale come Enel Rete Gas e opportunità di finanziamenti pubblici, poiché il gas nei bomboloni a Cesa è gestito dal clan camorristico, e solo dopo le mie denunce il consiglio comunale obbligati dal prefetto di Caserta ha fatto un primo timido passo con una delibera di consiglio comunale dello scorso settembre 2008, anche se si è lasciato scadere finanziamenti pubblici per portare il metano a Cesa. A Cesa ha investito il Gruppo LIDL di grosso rilievo con l’apertura di un punto vendita in via Matteotti, anche qui attentati dinamitardi per tangenti e assunzioni di donne di affiliati e familiari del Clan camorristico. A Cesa, in Comune lavora la moglie di un Capoclan, che ha accesso ai dati di questo ente e fa da portavoce del marito. Le estorsioni si consumano direttamente nelle abitazioni private di questi camorristi, poiché non vi è imprenditore che prima di intraprendere una qualsiasi iniziativa non sia costretto è obbligato a passare da loro e mettersi d’accordo sul prezzo da versare nelle casse di questo potentissimo clan, pertanto questi camorristi non si devono neanche più scomodare, e andare in strada o sui cantieri, tanta è la loro forza. In questo paese i gruppi criminali si affrontano da oltre un ventennio a suon di morti ammazzati e allo stato nessun processo ha assicurato alla giustizia con una condanna i presunti responsabili. Pochi mesi or sono il tecnico comunale, è stato gambizzato sull’uscio del comune e dopo una lunga convalescenza tornato a lavoro, anche perché è la sua unica fonte per vivere, è stato costretto a spostarsi nell’ufficio commercio senza averne competenze, perché in tale ufficio, il suo vecchio ufficio , era di intralcio agli affari del clan.
Questo e molto, ma molto altro ancora, accade a Cesa per mano di un Clan camorristico che oramai si sente onnipotente. Se le istituzioni locali come più volte dimostrato, hanno paura di un sistema che loro malgrado si sono ritrovati, a chi tocca estirpare questo cancro?
A voi la risposta.


Grazie per la Vostra attenzione -Lorenzo Ferriero.

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