Cesa presidiata dalle Forze dell’Ordine

di Angela Oliva

una fila di auto delle forze dell'ordine in via De TillaCESA. Una ventina di automobili tra Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza, centinaia di uomini impegnati, non è Kabul ma solo un piccolo paese dell’agro aversano.

Il serpentone di forze dell’ordine ha avvolto le vie cesane, ancora isolate, ai primi bagliori dell’alba. Molte le persone che, affacciandosi dai propri balconi, sono rimaste basite accorgendosi che sotto le loro case sfilava un corteo di militari e, sopra le loro teste, l’elicottero delle forze dell’ordine sorvolava il territorio. Cosa sarà successo? I pensieri cattivi si accavallano nella  mente di questa gente che sopravvive in una realtà troppo difficile da descrivere. Sono circa le sette, comincia l’operazione “Terra Promessa”. Alcune auto si posizionano in fila lungo tutta via De Tilla, dove vi sono quattro palazzi di proprietà della famiglia Vassallo, altre, invece, raggiungono le abitazioni dei restanti componenti della famiglia. Comincia il via vai dei curiosi e, con esso, prende inizio anche il passaparola. I ragazzini, in sella alle loro biciclette, passeggiano per il paese contando le automobili delle forze dell’ordine e ricordano le scene di alcuni film polizieschi. Gli uomini dell’Arma impegnati nell’operazione cercano riparo dall’afa e, consapevoli del fatto che questa giornata, iniziata molto presto, si preannuncia molto lunga, si rifocillano mangiando qualcosa per poi ritornare al loro dovere. Nei volti della gente si legge lo stupore misto alla rabbia che prende il sopravvento nel momento in cui ci si rende conto che, realmente, questo territorio è diventato la pattumiera dell’Italia, anzi dell’Europa considerando che carichi di rifiuti provenivano anche da paesi esteri. La stessa gente tornando a casa si chiede se è possibile continuare in questo modo, se si potrà mai risanare questa zona, se ci sarà mai un futuro. Troppi se, poche certezze!

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