Kosovo, inferno nelle strade

di Angela Oliva

scontri in KosovoKOSOVO. I violenti scontri di ieri hanno provocato la morte di un soldato ucraino e il ferimento di circa 150 persone. Oggi aleggia la tensione nell’aria ma non vi è nessuna notizia di tafferugli.

L’unico incidente, indicato dalla radio serba B92, si è verificato nella zona nord di Mitrovica, in cui un gruppo di giovani serbi ha scagliato dei sassi contro una colonna di soldati francesi della Kfor, la Forza di pace della Nato, che li ha prontamente allontanati con il lancio di una granata. Lo scenario che si presenta in città è disastroso: strade piene di vetture incendiate, negozi distrutti, edifici in rovina e le poche attività che sono scampate ai disordini dei giorni scorsi rimangono chiuse per paura di nuovi scontri. Gli elicotteri della Kfor sorvolano l’intera città mentre resta ancora chiuso il ponte sul fiume Ibar che separa la zona serba, a nord, e quella musulmana, a sud. I disordini erano iniziati ieri quando gli uomini dell”Unmik e della Kfor avevano cercato di sgomberare la sede del tribunale amministrativo da un gruppo di serbi che lo avevano occupato da venerdì scorso. Sulla questione è intervenuto il segretario di Stato americano Condoleezza Rice: “Non lo tollereremo, tutte le parti dovrebbero fermare le violenze desistere da ogni provocazione”. Anche il ministro degli Esteri Massimo D”Alema ha espresso preoccupazioni per gli scontri: “Ci sono delle proteste che preoccupano per gli atti di violenza contro gli uffici internazionali ma e” chiaro che bisogna cercare di mantenere la situazione sotto controllo, non bisogna eccedere nella reazione nei confronti dei civili e, infatti, non e” stato fatto. E’ importante che le autorità serbe di Belgrado e quelle della minoranza serba in Kosovo, si adoperino per riportare la situazione sotto controllo, per evitare atti di violenza contro le strutture e le persone che sono lì a nome dell”Unione europea e della Nazioni unite. – e conclude – Certamente la presenza internazionale non è lì per colpire i civili serbi, anzi per proteggerli”.

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