Del Franco: “Basta tatticismi”

di Redazione

Francesco Del FrancoAVERSA. Francesco Del Franco, esponente del Pd aversano, esprime la sua opinione in merito allo scenario politico in vista delle nuove elezioni.

“All’Italia serve un partito vero, ampio, grande, che organizzi una nuova partecipazione di popolo alla vita politica e al governo della cosa pubblica. Un partito che risponda alle esigenze di nuovo protagonismo dei cittadini. Che rilanci la politica come luogo del servizio all’interesse generale, contro le rendite culturali e non solo culturali, anche nel campo economico e sociale, contro il corporativismo. Politica come servizio e interesse generale: due concezioni dell’agire pubblico che il Partito Democratico ha la missione di reinventare nelle forme più moderne della democrazia, combattendo la frammentazione degli interessi ed il conflitto di interessi in politica. La risposta è trasparenza e partecipazione come modalità di essere quotidiana di un partito vero, non un partito come aggregato di tanti comitati elettorali. Un partito che sa unire i riformisti non solo perché serve a rendere più forte e saldo il governo, ma perché è la condizione per dare vita ed attuazione ad un grande progetto di cambiamento dell’Italia, per il quale serve un grande partito nel quale ci si appassiona, nel quale la democrazia interna e il pluralismo culturale è dato non solo dal confronto tra più componenti riformiste, tra più riformismi, ma soprattutto dal confronto e dalla collaborazione tra più riformisti, in quanto persone con le loro esperienze e le loro idee, anche individuali. Nel Partito Democratico che vogliamo la democrazia interna non è solo questione di fredde regole. Con ciò non intendo negare che sia decisivo osservarle e farle osservare per evitare che comandi l’oligarchia, ma intendo affermare che la democrazia è il DNA costitutivo del Partito Democratico. Un partito di popolo, un partito di iscritti, eletti ed elettori, a ciascuno dei quali segmenti costitutivi sono garantiti il circuito e gli strumenti per esercitare diritti e poteri: il potere degli iscritti di eleggere i loro leader e i loro dirigenti; il potere degli elettori di selezionare i candidati alle politiche. Il PD deve avere una forma partito moderna, plurale, democratica e fortemente radicata nel territorio. Perciò fino alle elezioni del 2009, quando il partito si misurerà nel voto e nascerà in quanto tale, occorre favorire azione e discussione comuni in luoghi aperti, non separati, di partito. La sintesi va creata e cercata sempre più intensamente. La trasversalità del dibattito è un valore, non un ostacolo all’unità e alla sintesi. Così come all’interno del PD così anche all’esterno, e cioè con gli altri partiti di centrosinistra, occorre favorire azione e discussione comuni in luoghi aperti ed inclusivi, cercando sempre di più la sintesi tra le varie proposte politiche e spingendo sempre di più verso l’unificazione di partiti per arrivare a semplificare e ridurre sempre di più il panorama politico. L’affermazione di Veltroni circa la volontà del PD di correre da soli non è stata altro che la sintesi di un discorso di spinta alla semplificazione del panorama politico, e ciò può essere perseguito solo con l’unione in soggetto unico di più partiti che però siano tra di loro omogenei e vicini come pensiero politico. Questo il PD lo ha già fatto e continuerà a farlo. Tutto ciò porterà anche alla fine del ricatto continuo di piccole compagini politiche nate solo per tatticismi e non per vero bisogno politico. E’ impensabile ed inaccettabile che possano accadere cose come ciò che è successo al governo nazionale, dove tre/quattro senatori ricattano e fanno cadere un governo votato da milioni e milioni di cittadini! L’affermazione di Veltroni di voler correre da soli è quindi rivolta ai politici che hanno ancora intenzione di agire in quel modo; a noi del PD ed alla politica italiana non servono politici di quella risma, servono politici che pensano tutti i giorni alla “res publica”, al bene comune, ai bisogni del paese”.

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