Aumenta il ricorso alle pene alternative al carcere

di Redazione

 Prendiamo spunto da alcuni casi eclatanti, portati alla ribalta del grande pubblico dai mass media, per affrontare il gravissimo problema dei difficili controlli sulla corretta esecuzione delle pene alternative alla detenzione carceraria.

Tanti, troppi reati gravi, hanno avuto come esecutori materiali dei detenuti che sarebbero dovuti essere agli arresti domiciliari e che, in barba ai controlli, se n’andavano in giro, invece, tranquillamente, ad ammazzare la gente.

Questi pericolosi soggetti che, invece di essere “costretti” nelle carceri superaffollate, beneficiavano della concessione degli arresti domiciliari, sono riusciti a commettere orribili reati perché il loro controllo, di competenza non solo delle Forze dell’ordine, risulta sempre più aleatorio, anche per le note carenze d’organico di queste ultime.

Quelli che dovrebbero essere controlli serrati, quasi asfissianti, divengono in realtà verifiche occasionali che ormai non preoccupano più nessuno. Il numero d’ammessi al beneficio degli arresti domiciliari cresce d’anno in anno, rendendo assolutamente poco incisivo il deterrente costituito dal controllo delle Forze dell’ordine che numericamente, invece, sono rimaste sempre le stesse. Una delle soluzioni migliori escogitate per ovviare al sovraffollamento degli Istituti di pena si sta rivelando, in realtà, un grave pericolo per la popolazione. Eppure, se aumentasse il grado d’affidabilità del controllo sul rispetto delle misure costrittive alternative, sempre più detenuti potrebbero beneficiarne.

Il vero problema sono, quindi, i controlli. E cosa si potrebbe fare per renderli sicuri ed affidabili? Ecco un piccolo suggerimento: per prima cosa utilizzare tutti i mezzi che la tecnologia mette a disposizione. Computer, linee dedicate e collegamenti ADSL, video camere, scanner e riconoscitori ottici. Voi direte: “Per farne cosa?”.

Immaginate una centrale operativa dove, davanti ad un certo numero di maxi schermi, operatori (non necessariamente delle Forze dell’ordine) potessero controllare a distanza, un buon numero di detenuti agli arresti domiciliari.

E, cosa più importante, che i controlli potessero essere fatti in tempo reale e decine di volte il giorno. Sembra fantascienza?

Assolutamente no! Tecnicamente non esistono difficoltà di sorta. Pensate che, attualmente, una squadra composta da una decina d’operatori sul campo, per controllare un migliaio di detenuti dieci volte al giorno, impiegherebbe dei mesi. Quello che suggerisco può avvenire, invece, in poche ore.

Mi spiego. Ai maxi schermi dovrebbero essere collegati dei server, a loro volta collegati a delle linee ADSL, collegate a router installati nei domicili dei detenuti agli arresti domiciliari.

Su ognuno dei maxi schermi, potrebbero essere visibili delle immagini riprese dalle videocamerine installate nelle residenze obbligate di chi dovrebbe essere controllato. Un solo operatore potrebbe, in questo modo, controllare decine e decine di malfattori senza neanche alzarsi dalla propria sedia. Ai detenuti dovrebbe essere fornito solo un piccolo computer, una videocamera, una cuffia con microfono, un riconoscitore d’iride o d’impronta digitale ed un collegamento full ad una linea ADSL. Il costo? Abbordabilissimo. Risibile se confrontato con quello dell’attuale sistema.

L’operatore, quando ritiene opportuno, a caso, chiama davanti al computer il soggetto da controllare che, prima si fa “scannerizzare” l’iride, per essere identificato e, poi, si posiziona davanti la telecamera per la verifica di rito. Ovviamente, se non si presenta entro pochi minuti dalla chiamata, scatta immediatamente la denuncia per evasione dagli arresti domiciliari.

Il ricorso a sistemi di controllo efficaci sulla corretta esecuzione di misure alternative alla detenzione aumenterebbe il numero dei soggetti beneficiari, favorendo, nello stesso tempo, l’esigenza di conciliare la funzione punitiva della pena con forme di restrizione della libertà personale più rispettose dei diritti umani.

Invece di liberare, grazie all’indulto, migliaia di potenziali recidivi, con un sistema informatico moderno si otterrebbero svariati benefici: impedire la circolazione sul territorio di persone “pericolose”, liberare personale delle Forze dell’ordine per riassegnarlo a compiti di contrasto sul territorio della macro e micro criminalità, alleviare le condizioni di vita dei detenuti, attualmente ristretti in case di detenzione sovraffollate ed inadeguate, oltre che non rispettose della funzione rieducativa della pena. Comminare, a chi commette alcune categorie di reati minori, una pena da scontare con la detenzione domiciliare, sottoponendolo ad una forma di controllo a prova d’aggiramento, potrebbe essere una scelta obbligata, tra qualche anno.

Se non si costruiranno nuovi istituti di pena o non si troveranno alternative serie alla detenzione carceraria, i governi saranno costretti, infatti, a ricorrere nuovamente agli indulti, ai condoni o a ricorrere alle misure alternative così come sono oggi congegnate. Con le conseguenze sull’opinione pubblica e sulla sicurezza dei cittadini che potete ben immaginare.

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