Caso Impreco, interviene l”imprenditore Di Martino

di Redazione

ImprecoGRICIGNANO. L’imprenditore Domenico Di Martino, uno dei consorziati Impreco, coinvolto nell’inchiesta che di recente ha portato agli arresti (poi tutti revocati) di componenti del precedente cda, imprenditori consorziati e un funzionario di banca.

Nella memoria che ha inviato a Pupia il signor Di Martino fa le proprie controdeduzioni, ritiene corrette le procedure finanziarie finora poste in essere per l’insediamento del polo tessile-calzaturiero e rivolge un appello alla politica.

Riceviamo e pubblichiamo

Voglio sperare che si arrivi ad una serena e pagata chiarificazione dei fatti e alla logica concettuale dei problemi di questo grande insediamento produttivo. E chi tra i membri della politica siede ora, come allora, tra i banchi della maggioranza sappia almeno dare qualche plausibile e accettabile spiegazione. Non solo a nome suo personale ma, deve farlo, per amore di chiarezza, anche a nome della parte politica che rappresenta.

Alla luce degli arresti scattati lo scorso 24 ottobre con l”accusa di associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata mi dichiaro “sano” ed evidenzio le mie controdeduzioni sulla vicenda Impre.co.

Una delle contraddizioni emerge in ordine alle opere realizzate in ordine al valore delle opere murarie. Esso è stato stimato in sede preventiva rispetto alla esecuzione dei lavori con relativi computi metrici, redatti da tecnici abilitati, i quali hanno applicato, nella formulazione degli stessi, la tariffa relativa alle opere edili della Regione Campania, risalente al 1990, scontata del 5%. Tali computi metrici sono stati analizzati e valutati, a loro volta, per ben due volte da parte dei tecnici del Banco di Napoli. Il valore preso come riferimento è quello della tariffa di un Ente Pubblico, ma ci si è dimenticati di considerare che lo stesso era datato di almeno 10 anni in base alla tariffa del 1990 laddove i computi metrici erano di inizio anno 2000 e l”investimento partiva nell’anno 2002. Pertanto, è semmai vero il contrario di quanto affermato: il valore delle opere murarie era sottostimato rispetto al valore del costo di realizzazione di un capannone.

Nel corso del 2004, in seguito ai lavori eseguiti e contabilizzati, le varie aziende di Carinaro, alla luce dell’esposizione debitoria che ciascuna di esse aveva maturato nei confronti dell”appaltatore, in qualità main contractor, e che quest”ultimo aveva, a sua volta, nei confronti di alcuni dei sui sub appaltatori, convengono di porre in essere un’operazione finanziaria che avrebbe permesso di ottimizzare i benefici e le esigenze di ciascuno degli attori in campo. L”operazione finanziaria permetteva, alla luce dell”ingente credito vantato nei confronti dell”appaltatore (cui le stesse erano legate da un rapporto di prestazione di servizio per lavori eseguiti per il suo tramite) alle imprese consorziate della Impre.co scarl, di “spalmare” il rischio d”impresa, che da tali crediti scaturivano, sui beneficiari finali delle prestazioni eseguite, attesa la palese crisi di liquidità di cui soffriva l”appaltatore per effetto delle notevoli posizioni di credito vantate nei confronti delle singole società consorziate.

Quanto poi si obietta che la società finanziatrice non aveva i mezzi economici sufficienti per l’operazione e che tali mezzi erano fittizi, in quanto derivati dalle diverse operazioni di incasso/pagamento fatte dall”appaltatore, si ricorda che l”operazione è tecnicamente incontestabile e giuridicamente ineccepibile, poiché a fronte di ogni operazione vi sono le richieste di bonifico da parte della società finanziatrice a favore dei singoli soci delle aziende, finanziate con versamento diretto di tali prestiti sui conti delle società e per converso vi sono le disposizioni di bonifico, sottoscritte dagli amministratori delle società consorziate, a favore dell”appaltatore a parziale estinzione del debito sofferto nei confronti dell”appaltatrice. L’immediata disponibilità dei fondi pervenuta all”appaltatore e alle aziende finanziatrici è frutto di una normalissima operazione bancaria con la quale il San Paolo-Banco di Napoli ha reso immediatamente disponibile la valuta di ogni operazione incassando per esse provvigioni ed interessi per oltre 300.000 euro, come si può facilmente evincere dagli estratti conto.

Trattasi, come si può intuire, di un”operazione di anticipazione temporanea per la quale si è pagata una commissione di massimo scoperto ed interessi per anticipo valuta.

Mi auguro, oggi, che si dia una sterzata alla politica occupazionale.

Domenico Di Martino

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