Inchieste sulla Chiesa. I cardinali vogliono censurare Repubblica

di Redazione
BertoneCITTA’ DEL VATICANO. “No alle inchieste sulla Chiesa” questo il diktat del cardinale Bertone che ha risposto duramente ad alcune inchieste di Curzio Maltese sui costi per la Chiesa cattolica a carico dei cittadini italiani tra cui: i finanziamenti alla chiesa, l’8 per mille, l’Ici e le spese per l’ora di religione.

La prima inchiesta sui conti della chiesa ha reso pubblico il “dono” (attraverso finanziamenti pubblici o detrazioni fiscali) dello stato alla chiesa che, nel 2006 ha raggiunto ben 4 miliardi di euro;


la seconda inchiesta è basata sull’8 per mille: L’inchiesta evidenzia il fatto che solo il 20% del finanziamento è destinato ad opere caritatevoli mentre l’80% rimane alla chiesa cattolica. Curzio Maltese analizza la spesa della chiesa cattolica sulla campagna pubblicitaria in aiuto alle vittime dello tzunami: 9 milioni di euro spesi in campagne pubblicitarie, 3 milioni di euro alle vittime dello zunami;


la terza inchiesta è incentrata sul mancato pagamento dell’Ici da parte della chiesa che risparmia ogni anno 400 milioni di euro appellandosi ad una legge del ’92 (giudicata illegittima dalla Cassazione e dall’Ue che ha messo l’Italia sotto processo). L’inchiesta mette alla luce l’esistenza di alberghi veri e propri di proprietà della chiesa che non pagano l’Ici;


l’ultima inchiesta pubblicata riguarda le spese dello stato per mantenere l’ ora di religione: secondo l’ultimo dato ufficiale sarebbero 650 milioni di stipendi agli insegnanti di religione che nel frattempo sono diventati più di 25mila: di questi 14mila di ruolo.

Ezio MauroLa chiesa ha risposto duramente alle inchieste attraverso le dichiarazioni del cardinale Tarcisio Bertone: “Finiamola con questa storia dei finanziamenti alla Chiesa: l’apertura alla fede in Dio porta solo frutti a favore della società. C’è un quotidiano che ogni settimana deve tirare fuori iniziative di questo genere.”

Attacco che ha trovato la pronta risposta del direttore di Repubblica, Ezio Mauro: “Non possiamo non notare come il tono usato da sua Eminenza sia perentorio e inusuale in qualsiasi democrazia: piu’ adatto a un Sillabo. L’attacco vaticano riguarda un’inchiesta giornalistica che analizza i costi a carico dei cittadini italiani per la Chiesa cattolica, dalle esenzioni fiscali all’otto per mille, al finanziamento alle scuole private, all’ora di religione: altre puntate seguiranno, finche’ il piano di lavoro non sia compiuto. Finiamola? E perche’? Chi lo decide? In nome di quale potesta’? Infine, e soprattutto: non esiste piu’ l’imprimatur, dunque persino in Italia, se un giornale crede di ‘tirar fuori iniziative di questo genere’ puo’ farlo. Salvo incorrere in errori che saremo ben lieti di correggere, se riceveremo richieste di rettifiche che non sono arrivate, perche’ nessun punto sostanziale del lavoro d’inchiesta e’ stato confutato, anche perché la confutazione, a quanto pare, anche se e’ incredibile dirlo, riguarda la legittimita’ stessa di affrontare questi temi. Sua Eminenza e’ il Capo del governo di uno Stato straniero che chiede di ‘finirla’ con il libero lavoro d’indagine (naturalmente opinabile, ma libero) di un giornale italiano. Dovrebbe sapere che in Occidente non usa. Mai”.

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