Abolire il clientelismo per salvare la politica

di Redazione

L'aula del SenatoLeggendo la storia della Repubblica Italiana vengono alla luce nomi illustri che hanno dato la democrazia a questo paese: Alcide De Gasperi, Palmiro Togliatti, Sandro Pertini, Aldo Moro, Enrico Berliguer, Giorgio Almirante e tanti altri.

Oltre, troviamo la parte opposta della politica, quella fatta di solo clientelismo che non ha contribuito soltanto a distruggere la politica Italiana. Ci sono poi altri nomi illustri, ne cito uno che secondo il mio modesto parere ha subito lo scotto più alto di tangentopoli. Bettino Craxi, unico ad aver pagato con l’esilio, colpevole o innocente, le malefatte di “Mani Pulite”. Il resto di quelli che un tempo furono indagati per reati di tangentopoli oggi siedono di nuovo tra i banchi del Parlamento. Giusto o sbagliato che sia, la moralità in politica è un fattore molto importante. Ecco la caduta di stile della classe dirigente, colpevole di aver creato un sistema clientelare per garantirsi “un posto al sole” per l’eternità. Si è fatto della politica uno strumento di occupazione arbitraria del potere, a discapito di un ricambio generazionale che non ha consentito di cambiare volta per volta le facce della stessa classe dirigente. Giovani in grado di mettere a disposizione del Paese un bagaglio di idee innovative, frenate dall’arroganza dei “numeri” per essere candidati.

Una persona viene candidata soltanto se garantisce un certo numero di voti, altrimenti, anche se sei un luminare della scienza e puoi cambiare il volto del mondo, in nessun modo puoi fare politica, perché non hai i “numeri” sufficienti per candidarti. Il tranello sta proprio qui, sono sempre gli stessi a candidarsi perché nel corso del tempo, grazie al clientelismo che gli gira intorno, riescono a far valere i numeri che hanno a disposizione. Numeri, scaturiti dai consensi che ottengono attraverso i favori fatti ai parenti, agli amici, agli amici degli amici e così discorrendo.

Camera dei DeputatiRisultano due milioni di persone che vivono intorno alla politica, una cifra impressionante se si considera quale sia la necessità di avere tanta gente intorno, pagata con le tasse che i cittadini versano a Stato, Regioni, Province, Comuni. Tutti questi sono un nutrito numero di voti a disposizione della classe politica. Se si fa un calcolo di tutte le altre persone che girano intorno a questo popolo di “collaboratori della politica”, come diceva un tempo il carissimo Lubrano, “la domanda sorge spontanea”: nei tanti dibattiti antipolitici, si dice sempre “perché li votiamo?”. Innanzitutto sono sempre gli stessi e non hai la possibilità di cambiare, in secondo luogo le persone che gli girano intorno sono quasi sempre dei grandi nuclei familiari, esortati da qualcuno della famiglia attorno al politico di turno, oppure l’amico fidato, il cugino, il cognato, il fratello, il fratellastro, insomma, c’è sempre qualcuno che ha avuto in cambio da un politico un favore, a quel punto è obbligato a restituirglielo impegnandosi in campagna elettorale. Quanti incarichi, consulenze, commissioni di ogni genere ed altro che costituisce il balzello di cose che i politici hanno creato per poi sistemare chi gli è stato vicino nella campagna elettorale. In sintesi, prendono voti perché riescono a crearsi un clientelismo che difficilmente li farà scendere dallo scranno della politica. Il contrario può avvenire se si decima il clientelismo, innanzitutto togliendo la “politica a vita”, a questo punto non serve crearsi tanti “cuccioletti” intorno, tanto il mandato scadrà e della politica non sai più cosa fartene. Intendiamoci, non più politici a vita significa: dare la possibilità ad una persona di candidarsi una sola volta per due legislature in Parlamento, oppure alla regione o alla provincia, oppure come sindaco.

Bisogna scegliere quale di queste strade tentare, per mettersi al servizio dei cittadini, poi fuori dalla politica per sempre. Questo è il modo migliore per eliminare il clientelismo, e dare un volto nuovo alla classe dirigente di questo Paese, dare il voto a persone sempre nuove. Certamente bisogna cambiare altri apparati della politica, altrimenti si rischia di non ottenere nulla di concreto. Solo il fatto che una persona è cosciente di non poter rimanere più di due legislature sarebbe un risultato importante. L’eliminazione della politica a vita è un passo concreto per cambiare significativamente l’attuale quadro politico in un paese attanagliato da anni di mala gestione. Un risultato del genere darebbe slancio a nuove idee che, mettendosi al servizio del Paese, con un senso di moralità elevato, darebbe la svolta definitiva al cambiamento politico italiano. Non ci sono altre strade, le alternative sono poche, l’unica resta quella del cambiamento generazionale.

Voglio soffermarmi su un altro dato importante: il ruolo delle donne in politica. Ebbene, questa è un altra parentesi che bisogna aprire, le donne hanno un valore nella società contemporanea molto importante, purtroppo oscurato dallo scarso numero di gentil sesso presente nei ranghi della politica. Questo è un altro segnale che indica il nostro malcostume. Non si mai voluto mai accettare una legge che dava il 50% dei posti disponibili alle donne, facendo restare sempre tutto com’era per non correre il rischio di dover lasciare la poltrona da parte degli uomini. Oltre al clientelismo questo è un altro dato che ha impedito di avere un ricambio all’interno della politica. Le “quote rosa” restano sempre un tabù per qualsiasi governo che arriva.

Bisogna concentrare le risorse intorno a queste problematiche, altrimenti fra mezzo secolo ci troveremo ancora a parlare del ricambio generazionale della politica, guardando in faccia a quelli che oggi conosciamo come politici italiani. E li troveremo ancora seduti, quasi moribondi, nel Parlamento italiano, e noi ancora a discutere di come toglierceli dalle scatole.

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