Ville confiscate, patrimonio non utilizzato

di Redazione

Beni confiscatiCASERTA. «Non è più tempo di consolare gli afflitti, ma di affliggere i consolati», ripeteva don Tonino Bello, per sottolineare l’esigenza della mobilitazione corale nella lotta alle mafie. Il vescovo pugliese continua a essere uno dei sacerdoti più amati e citati da don Luigi Ciotti il pioniere, colui che con l’associazione Libera ha promosso la legge 109/96, introducendo l’idea di una finalità sociale per i beni confiscati.

Villa SchiavoneE la frase di don Tonino può essere messa a epigrafe dell’appuntamento di questa mattina su «L’uso sociale dei beni confiscati», in programma nella sala convegni della prefettura di Caserta. Perché attorno allo stesso tavolo si confronteranno tutti i soggetti che si occupano di criminalità: c’è lo Stato e la società civile, c’è la certezza che la strada di aggredire i patrimoni dei clan è quella giusta e c’è la consapevolezza dei ritardi accumulati nel restituire il maltolto in una provincia, quella di Caserta, che conta 255 immobili confiscati alla camorra (dati riferiti al 2003, elaborati dal Comitato don Peppe Diana su cifre dell’Ufficio nazionale dei beni confiscati di Libera) e alcuni casi di rilievo nazionale, come la casa di Francesco Schiavone-Sandokan (sulla cui destinazione a centro per i giovani è intervenuto il presidente della Commissione antimafia, Forgione, chiedendo un’accelerazione) e la villa dei Belforte a Marcianise, su cui anche Libera sembra aver tolto ogni interesse. Nel corso della giornata di studi saranno analizzati tre aspetti: la dimensione etica e culturale; le opportunità di sviluppo economico; il ruolo delle istituzioni e degli enti locali. L’obiettivo generale dell’iniziativa è di realizzare un programma di formazione rivolto al personale dei Comuni (a cui viene demandato il compito di proporre l’assegnazione del bene confiscato, allorquando non utilizzato per fini istituzionali) e ai soci di associazioni e cooperative sociali (destinatari e utilizzatori finali del bene), in modo da aumentare il numero delle assegnazioni, migliorando da un lato la capacità di offerta di beni da parte dei Comuni e dall’altra aumentando la capacità di domanda da parte dei potenziali assegnatari.

Il progetto nasce su impulso del ministero dell’Interno (Dipartimento di Pubblica sicurezza), nell’ambito del Programma operativo nazionale (Pon) «Sicurezza per lo sviluppo del Mezzogiorno d’Italia», «allo scopo di affrontare il tema della sicurezza avvalendosi di interventi mirati non soltanto alla lotta alla criminalità, ma soprattutto rivolti a potenziare il contesto della legalità», sottolineano gli organizzatori. Il rilancio del Pon è partito da poco con il tour della legalità «Verso Sud» che cerca di diffondere nelle regioni del Mezzogiorno la cultura della legalità, della prevenzione del crimine e della lotta al disagio sociale, soprattutto fra i giovani, nelle scuole e nelle famiglie. Al convegno interverranno il prefetto di Caserta Maria Elena Stasi, il viceprefetto responsabile del progetto «La confisca dei beni alle mafie» Emilia Zarrilli, i magistrati del tribunale di Santa Maria capua Vetere, Antonella Vertaldi (della sezione Misure di prevenzione) e Raffaello Magi (tra l’altro estensore della sentenza Spartacus). Sul tema della gestione dei beni confiscati per finalità sociali relazionerà Immacolata Fedele, presidente del consorzio «Agrorinasce», a seguire gli interventi di Gabriele Capitelli presidente del consorzio «Icaro», di Valerio Taglione responsabile provinciale di Libera, di Vanda Spoto presidente di Legacoop Campania (Agenzia Cooperare con Libera Terra). Chiuderà i lavori Carlo Visconti, vicesegretario generale del Csm. Modera il giornalista Raffaele Sardo.

Il Mattino (LORENZO IULIANO)

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