Schettino: «Caserta come il Sudamerica»

di Redazione

ChiesaCAPUA. Un pianto composto, quasi silenzioso, accompagna il feretro di Teresa Sferragatta dalla chiesetta di San Rufo e Carponio dove è stata allestita venerdì la camera ardente alla vicina struttura benedettina dei Santissimi Giacomo e Filippo per il funerale.

Sono le 9.20, dietro la salma della donna uccisa mercoledì sera con tre colpi di pistola, quasi come fosse una camorrista, le figlie Emanuela e Elisabetta, 26 e 24 anni, si stringono in lacrime al padre Vincenzo Arcuri, fortemente provato dalle ultime 48 ore. Alle loro spalle, un fiume di parenti e conoscenti tra cui si scorge, quasi nascosto, il genero della Sferragatta, Giuseppe Nocera, ferito mercoledì a una gamba e leggermente claudicante tanto da doversi appoggiare al padre. Alle 9.30, inizia il rito religioso officiato dall’Arcivescovo di Capua Bruno Schettino che, pur essendo nei giorni scorsi a Roma, ieri non è voluto assolutamente mancare per far sentire la sua vicinanza e quella di tutta la curia capuana alla famiglia Funerali Sferragattadella 52enne. Come è nella sua natura, l’alto prelato non si nasconde dietro i luoghi comuni. «Caserta, ormai – dice a inizio omelia – assomiglia sempre di più al Sudamerica. Non ho nulla – precisa – contro i popoli di quel continente, ma voglio far capire che anche qui si uccide per pochissimo; e ciò è la testimonianza di un degrado che, è vero colpisce tutti i territori e la società in generale, ma che è sempre più in aumento dalle nostre parti e nella nostra Regione». Poi, rivolgendosi alle figlie in prima fila, consiglia loro di affidarsi a Dio. «Quando ho appreso la notizia sono rimasto sconvolto, e soprattutto mi hanno toccato il cuore le parole di Elisabetta (secondogenita della Sferragatta) che diceva “ho perso mamma, come faccio senza mamma”. È una perdita enorme, solo credendo in Dio si può attenuare la sofferenza». Schettino non risparmia qualche bacchettata anche all’istituzione ecclesiastica di cui fa parte, che considera «sotto certi aspetti, una città fortificata. La Chiesa – dice – deve aggredire moralmente i motivi negativi che attentano al fondamentale valore delle vita. Valore che insieme a quello della famiglia, specie in Campania, è costantemente sotto attacco». Alla cerimonia manca il sindaco Carmine Antropoli, assente per motivi di lavoro (è chirurgo al Cardarelli); al suo posto il vice Umberto Botta. L’esequie si avviano alla conclusione nella massima tranquillità, senza alcuna scena di disperazione; solo una parente, poco prima della fine, accusa un lieve malore all’esterno della chiesa. Le figlie, come all’inizio, escono in lacrime accanto al padre, seguendo con lo sguardo rassegnato la bara, che trasporta la salma della madre, mentre viene posta all’interno dell’auto della ditta di pompe funebri. Solo in quel momento, il pianto delle due ragazze si fa più forte, quasi come a voler fermare il tempo. Un lungo applauso da l’addio alla salma. L’auto, seguita dal corteo funebre, percorre ancora qualche metro per uscire dal centro storico e poi si avvia verso il cimitero di Capua. Per Elisabetta e Manuela è il saluto finale alla madre.

Il Mattino (ANTONIO PISANI)

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