Omicidio del sindaco Angelo Vassallo: ​Commissione Antimafia ascolta il fratello Dario

di Redazione

“Nostro nonno, Angelo, all’età di diciotto anni era al fronte, in trincea, durante la Grande Guerra, era alpino, e in tempo di guerra tornò vivo. Nostro padre, Antonio, sommergibilista, durante la seconda guerra mondiale per tre anni passò più tempo sotto acqua che sulla terra ferma, e in tempo di guerra tornò vivo. Nostro fratello Angelo, il sindaco pescatore di Pollica (Salerno), faceva il sindaco ed in tempo di pace è stato ucciso”. Così Dario Vassallo, presidente della Fondazione Angelo Vassallo, a margine dell’audizione in Commissione Antimafia, a Roma, presieduta dal senatore Nicola Morra del Movimento 5 Stelle. Qui è stato chiamato a raccontare la “sua” verità sull’omicidio del fratello, dopo il servizio de Le Iene (guarda qui), andato in onda la scorsa settimana.

Ai parlamentari ha consegnato un dossier di oltre 400 pagine e fatto alcuni chiarimenti su vicende in parte oscure. “Il 2 febbraio 2019 chiediamo la perizia balistica e l’autopsia e scopriamo che Angelo era stato raggiunto da 9 colpi di pistola sparati a massimo 40 centimetri e l’attentatore poteva essere in piedi o sul sellino di un motorino”. E ancora: “Fino ad allora ci avevano raccontato che era stato ucciso da sette colpi di pistola”, ha continuato Vassallo sottolineando che ciò “è gravissimo”. “Dopo nove anni scopro che Angelo è stato ucciso da 9 colpi di pistola. Chiedo che si faccia verità e di non essere preso per fesso perché fesso non sono”.

Vassallo, durante l’audizione, ha anche fatto riferimento alla sparatoria avvenuta nel maggio 2011 a Cecchina, che provocò due morti, per cui una donna fu arrestata: in quella occasione le due vittime che, come ha sottolineato il presidente della Fondazione, erano “trafficanti di droga”, furono uccise con una pistola dello “stesso modello di quella che ha ucciso Angelo. Furono fatte le prove balistiche, ma chiedo di ripetere, a distanza di nove anni, le prove balistiche perché le tecnologie sono cambiate”.

Dario Vassallo ha raccontato i momenti in cui è arrivato sul luogo dell’omicidio: “Angelo Vassallo fu ucciso il 5 settembre 2010. Quando arrivai sul posto parcheggiammo la macchina – ha detto spiegando che era insieme a un altro fratello – e poi ci siamo avvicinati al luogo del delitto”. “Ci sta una sola casa, a 36 metri lineari dal luogo del delitto, e vidi una signora che sgrullava la sua tovaglia”, ha continuato il presidente della Fondazione chiedendosi “come mai una signora si mette a pulire casa con un morto a 36 metri?”. “Quando sono arrivato, attorno alla macchina di mio fratello ho contato 17 persone e una macchina con la stessa persona salita e riscesa – ha concluso – la strada non era transennata e chiunque poteva accedere a quel posto, non a caso, c’erano 17 persone. In quel frangente ho visto che c’erano stranezze”.

Accuse rivolte anche all’ora procuratore capo Alfredo Greco, ai carabinieri, sette dei quali lo hanno querelato e ai politici. Tirato in ballo anche Franco Alfieri, all’epoca dei fatti assessore ai lavori pubblici della Provincia di Salerno. Angelo Vassallo, infatti, si rivolse inutilmente a lui sulla vicenda della cosiddetta “Strada Fantasma”. Quando ha parlato del sindaco di Capaccio Paestum, Dario Vassallo ha chiesto di sospendere lo streaming.

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