Gli affari della camorra tra Rimini e provincia: sgominati due clan

di Redazione

Una vasta operazione antimafia, denominata “Hammer” (“martello”), ha smantellato due pericolosi sodalizi camorristici, operanti in Emilia Romagna, prevalentemente nella provincia di Rimini. Dieci i destinatari di un’ordinanza di custodia, emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bologna, su richiesta della locale Procura Antimafia, per associazione per delinquere di stampo camorristico. Disposto anche il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, di due società, di un autonoleggio, nonché di conti correnti riconducibili alle attività illecite dei sodalizi, per un valore complessivo in corso di quantificazione, stimabile in circa 500mila euro.

In carcere sono finiti: Ciro Contini, Antonio Acampa, Armando Savorra, Cosimo Nicolì, Pasquale Palumbo, Fabio Rivieccio, Francesco Capasso; ai domiciliari Massimiliano Romaniello, Giuseppe Ripoli e Antonino Di Dato. Secondo quanto accertato dagli investigatori, i due sodalizi erano dediti ad estorsioni, rapine, sequestri di persona, detenzione e porto abusivo di armi, intestazione fittizia di beni ed impiego di denaro di provenienza illecita, nonché a lesioni personali aggravate nei confronti di quei soggetti che non si attenevano alle richieste illecite imposte dai gruppi criminali.

Nel mese di ottobre 2018 i militari del Nucleo Investigativo Carabinieri di Rimini apprendevano circostanziate notizie circa l’operatività in località Viserba di Rimini di un’attività di noleggio autovetture gestita da personaggi di origine napoletana dediti all’utilizzo dell’azienda per coprire diverse attività illecite. Veniva avviata una mirata attività tecnica di intercettazione telefonica ed ambientale, che consentiva di acclarare la presenza a Rimini di un sodalizio camorristico capeggiato da Ciro Contini, 31 anni, nipote del boss Eduardo Contini, detto ‘o romano’, affiancato dal suo braccio destro Antonio Acampa, 40 anni, e dai gregari Cosimo Nicolì, 42, e Armando Savorra, 62, napoletani, da anni residenti a Rimini, nonché da giovani e ritenuti pericolosi “pendolari del crimine”, che da Napoli venivano fatti affluire all’occorrenza a Rimini per commettere azioni violente nei confronti di coloro che non obbedivano ai voleri del gruppo criminoso; tra questi ultimi venivano identificati Pasquale Palumbo, 44 anni, Francesco Capasso, di 26, Fabio Rivieccio, di 28, tutti gravati da numerosi precedenti penali.

Il sodalizio, insediatosi nella provincia di Rimini con inaudita e spregiudicata violenza, ostentata ad ogni favorevole occasione per ribadire la forte presenza sul territorio, può contare anche su un’ampia disponibilità di armi da fuoco, non disdegnando, peraltro, anche l’utilizzo di armi improprie quali bastoni, mazze e martelli per il compimento di violente azioni di forza, lasciando trasparire una struttura prettamente militare, essendo chiari e ben definiti i ruoli e i compiti di ciascun sodale.

Le indagini prendono le mosse da un fatto di cronaca nell’ottobre 2018, quando tale ‘zio Pio’, Rosario De Sisto, sessantenne ritenuto vicino al clan Nuvoletta, si presenta in ospedale con una mano massacrata a martellata. L’uomo denunciò di essere stato vittima di aggressione da parte di nordafricani. La versione non aveva convinto i carabinieri, che erano arrivati a una società di autonoleggio di lusso riconducibile al clan Contini. Il quadro si è composto nei mesi successivi: il clan Contini aveva mire espansionistiche in Riviera, ed era pronta a far partire richieste estorsive agli imprenditori locali. Per questo doveva cadere l’organizzazione dei vecchi boss, una cellula operante nel riminese per conto del clan Nuvoletta. L’episodio di ‘zio Pio’ era dunque spiegabile come intimidazione a un membro del clan rivale. C’erano infatti tre picchiatori del nuovo clan, che utilizzavano un martello per ridurre in frantumi le ossa delle mani.  I vecchi boss locali si sono quindi rivolti ai clan Nuvoletta e Mazzarella, durante un summit di camorra in cui era stato deciso che il nuovo clan non sarebbe stato ben accetto in Romagna. Una guerra era sul punto di sorgere, proprio nel cuore della riviera romagnola.

Le indagini hanno consentito, tra l’altro, di acclarare la commissione da parte del sodalizio di violenti pestaggi nei confronti di soggetti pluripregiudicati, ben noti negli ambienti delinquenziali riminesi e storicamente legati a clan camorristici campani, al fine di dare un preciso segnale circa la presenza sul territorio del nuovo gruppo, intenzionato ad insediarsi in questa provincia con l’intento di monopolizzare il controllo delle attività illecite. Nell’operazione sono impiegati 150 carabinieri, unità cinofile, un velivolo del nucleo elicotteri carabinieri di Forlì, coadiuvati dai comandi provinciali competenti per territorio di Prato, Latina, Caserta e Napoli.

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