Aversa, “Ematologia da incubo”, seconda parte: pazienti chemioterapici stipati al caldo

di Nicola Rosselli

Sala di attesa per il trattamento di chemioterapia all’interno dell’ospedale “San Giuseppe Moscati” di Aversa ridotta ad una sorta di anticamera dell’inferno, con una cinquantina di pazienti assiepati in una saletta senza area condizionata dove letteralmente boccheggiano. Debilitati come sono, inoltre, sono frequenti malori, come avvenuto un paio di giorni or sono, quando due pazienti si sono sentiti male a causa del grande caldo. Ancora una volta, come già avvenuto nei giorni scorsi, quando un parente di una paziente aveva redatto un vero e proprio atto di accusa che ha fatto smuovere i Nas, mentre il ministero si appresterebbe ad inviare degli ispettori (leggi qui), nell’occhio del ciclone finisce il reparto di Ematologia del nosocomio normanno.

A lanciare l’allarme il figlio di una paziente non aversana che deve percorrere oltre trenta chilometri una volta a settimana per raggiungere la struttura sanitaria cittadina. Ogni mercoledì che vengo a fare la chemio a mia madre – afferma il familiare in questione – è sempre la stessa storia. Pazienti, soprattutto molti anziani, che devono fare la chemio senza aria condizionata. In una stanza ci sono più di cinquanta persone, tutti stretti come in un pollaio. La situazione è diventata ormai insostenibile. Qualcuno deve intervenire, altrimenti qui ci scappa il morto».

Insomma, una situazione da girone dantesco che sembra fari il pari con quanto dichiarato dall’altro parente di una paziente ricoverata in Ematologia. Una situazione che, però, viene letteralmente negata dai vertici del presidio ospedaliero aversano. «Allo stato – afferma, infatti, la direttrice sanitaria Angela Maffeo – questo stato di cose raccontato non mi risulta. In questi ultimi giorni ho avuto la centunesima ispezione, la visita dei Nas, il servizio ispettivo regionale ed ero in reparto con gli ispettori quando il direttore generale mi ha inviato foto di un affollamento nello spazio antistante l’Ematologia. Io ero lì».

«Sono in corso – afferma la Maffeo – lavori di ristrutturazione in tutto l’ospedale e entro fine mese saranno consegnati i nuovi ambulatori, nei locali del vecchio Pronto Soccorso». La dirigente, subito dopo, passa al contrattacco non limitandosi alla difesa, ma lanciando accuse: «Quello che ho trovato due anni fa in quell’ospedale era indegno di essere chiamato sanità pubblica. Oggi la Direzione strategica ha fatto sì che, compatibilmente ai vincoli strutturali, tutto acquisisce dignità e decoro. Purtroppo, la calura estiva non dipende da noi e probabilmente questa nuova dignità dà fastidio a quanti avevano sguazzato nelle piccole garette, sempre le stesse, da terzo mondo e da cultura camorristica.  Mi chiedo sempre: cui prodest? A chi giova questo stato di cose?».

«Il direttore sanitario dell’ospedale – conclude Maffeo – può anche andarsene o essere cambiato ma ormai il processo di cambiamento è irreversibile: il paziente al primo posto e non i privilegi e le consuetudini dei nullafacenti e sfaticati. Perfino i medici competenti vengono da fuori Asl, probabilmente si spezzerà la catena di Sant’Antonio degli esoneri e delle limitazioni che porta ad un tasso di assenteismo del personale del 40 per cento».

Dichiarazioni che lasciano intuire, abbastanza facilmente, la presenza di un clima conflittuale che si è concretizzato, nelle scorse settimane, in guasti di alcuni macchinari che, però, sempre secondo la direttrice, erano dovuti alla causalità, mentre un primario ha parlato senza mezzi termini di sabotaggio dando il via anche ad una dettagliata denuncia in questo senso alle autorità competenti che stanno cercando di accertare la verità, mentre ispettori del ministero della sanità potrebbero giungere a stretto giro.

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