Accusato di essere “talpa” della camorra: assolto il poliziotto Aniello Landino

di Redazione

Era stato condannato a ben sei anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa, accesso abusivo ai sistemi informatici e rivelazione di segreto di ufficio aggravati dall’aver agevolato il clan camorristico dei casalesi. Ma oggi la Corte di Appello di Napoli – prima sezione penale, con presidente Mariaconcetta Sorrentino e giudici a latere la Fabiana Mastrominico e Annamaria Casoria, dopo molte ore di camera di consiglio, lo ha assolto. Il procuratore generale di udienza aveva chiesto la conferma della sentenza di condanna.

Questo è accaduto al sovraintendente della Polizia di Stato, Aniello Landino, 60enne di Cellole (Caserta), ed all’epoca dei fatti in servizio al commissariato della Polizia di Staro di Sessa Aurunca. Accolte in pieno le ragioni dei suoi difensori di fiducia gli avvocati Raffaele e Gaetano Crisileo, che sono riusciti a ribaltare il giudizio di primo grado. Dopo oltre dieci anni dai fatti, il poliziotto Landino ha ottenuto giustizia ed è uscito profondamente commosso dall’aula del tribunale partenopeo. A favore dell’ufficiale di polizia giudiziaria, che rischiava il carcere, avevano deposto molti dirigenti e funzionari della Polizia di Stato, tra cui il dottor Cristiano Tatarella, attuale questore vicario della Questura di Latina.

L’accusa mossa dai pubblici ministeri della procura della Direzione distrettuale antimafia era l’appartenenza al clan, in forma di concorso del poliziotto in seguito al suo legame con il camorrista Giovanni Battista Papa che, l’8 maggio 2009, venne ucciso dalla camorra nelle campagne di Villa di Briano, insieme a Modestino Minutolo e a Francesco Buonanno, per un suo “sgarro” ai capi dei casalesi e che intratteneva una relazione con la sorella del poliziotto.

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