Oscar Inglesi, dominano “Roma” e “La Favorita”

di Gaetano Bencivenga

La 72esima edizione dei Bafta, meglio noti come gli Oscar del cinema britannico, si è tenuta nella sontuosa cornice della Royal Albert Hall di Londra in una serata, letteralmente, dominata da “Roma” del messicano Alfonso Cuaròn e “La favorita” del greco Yorgos Lanthimos. Un trionfo di respiro internazionale nell’ultima kermesse tenutasi, prevedibilmente, in era pre Brexit.

Le scelte operate dai giurati del Bafta sono guardate con molto interesse a Hollywood per cui questo ulteriore riconoscimento alle due opere succitate pone le stesse in una posizione di assoluto privilegio in vista della Notte delle Stelle di Los Angeles. Se “La favorita”, pellicola in costume ambientata ai tempi della regina Anna di Inghilterra, della quale narra virtù e, soprattutto, vizi all’interno di una vita di corte, a dir poco, competitiva, ha portato a casa sette trofei, l’autentico vincitore della serata è, indubbiamente, “Roma”.

Il capolavoro autobiografico in bianco e nero di Cuaròn ha, infatti, primeggiato in quattro categorie di maggior rilevanza: film, regia, fotografia, film straniero, facendo, per la prima volta, finire nelle medesime mani i riconoscimenti di miglior lungometraggio dell’anno e in lingua non inglese. “La favorita” ha visto premiate le performance femminili di Olivia Colman (attrice protagonista) e Rachel Weisz (attrice non protagonista), la sceneggiatura originale, i costumi, il trucco, la scenografia, il film britannico. Il Freddy Mercury di Rami Malek in “Bohemian Rhapsody” di Bryan Singer continua a mietere successi e a battere tutti i più quotati contendenti, guadagnando, anche in questo caso, l’alloro di attore protagonista, mentre il Mahershala Ali di “Green Book” di Peter Farrelly ha prevalso tra i non protagonisti.

Premio meritatissimo per “BlacKKKlamsman” di Spike Lee (sceneggiatura non originale) e scontatissimo per “A Star is Born” di Bradley Cooper (colonna sonora). Nessun riconoscimento, ovviamente, per “Dogman” di Matteo Garrone tra i film in lingua straniera ma rimane, almeno, la soddisfazione di una candidatura acciuffata al di là di ogni più rosea previsione.

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