Droga nell’Alto Casertano: smantellate piazze di spaccio a Piedimonte e Alife

di Redazione

Nella mattinata di oggi, tra Piedimonte Matese, Alife, Frignano e Santa Maria Capua Vetere, i carabinieri delle compagnie di Capua e Piedimonte Matese hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali, emessa dal Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, nei confronti di 11 indagati, e ad un’ordinanza di collocamento in comunità emessa dal Tribunale per i Minorenni, ritenuti gravemente indiziati dei reati di associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti e di centinaia di condotte di detenzione, trasporto e cessione illecita di stupefacenti, con l’aggravante di avere impiegato nell’attività illecita persone minori di 18 anni e di aver agito in numero superiore a 10 persone.

I precedenti accertamenti svolti in fase d’indagine, effettuati dal luglio al settembre 2016 e dal marzo al settembre 2017, avevano consentito di trarre in arresto in flagranza di reato complessivamente 7 persone per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, di segnalare alla Prefettura 10 acquirenti-assuntori, sottoporre in sequestro oltre 500 grammi di cocaina, crack ed hashish nonché tre bilancini di precisione e la somma di denaro contante di 35.885 euro, sottratta al sodalizio poiché risultata fonte di guadagno dell’attività illecita e destinata ad essere reinserita nel circuito criminale per l’acquisto di altri quantitativi di stupefacenti.

E’ stato anche possibile individuare che gli indagati utilizzavano metodicamente un tariffario fisso in relazione alla tipologia di sostanza da spacciare ed al peso della dose richiesta. Sono state, dunque, disarticolate due piazze di spaccio, create ad Alife e Piedimonte Matese, da due diversi nuclei di indagati, i quali, pur operando “a valle” in maniera disgiunta, si approvvigionavano dello stupefacente nella quasi totalità dei casi dalla medesima fonte, riconducibile a Raffaele Riccardo.

La prima piazza di spaccio era stata creata ad Alife, nella palazzina delle case popolari occupata dal nucleo familiare dei Fargnoli, dove si concentrava in maniera ininterrotta – sia in orario diurno che notturno –  una quantità notevole di assuntori di cocaina, crack e hashish, provenienti principalmente dai comuni dell’alto casertano e del beneventano, che avevano possibilità di acquistare indistintamente i tre tipi di sostanza in relazione alle proprie esigenze. In quel luogo, dove Robert Fargnoli e Maria Assunta Di Chello – organizzatori della stabile attività di spaccio – continuavano a svolgere traffici di sostanze stupefacenti seppur sottoposti al regime degli arresti domiciliari per precedenti delitti specifici, era sempre garantita la presenza di uno dei componenti della famiglia che poteva soddisfare le notevoli richieste di stupefacenti avanzate dagli acquirenti, i quali solitamente risultavano essere già noti tossicodipendenti. Nella stessa abitazione veniva anche effettuata la preparazione del crack, mediante un processo di lavorazione della cocaina.

Tale base logistica, ubicata in una palazzina Iacp collocata alla fine di una strada senza uscita, è risultata dotata di un sistema di video sorveglianza idoneo a monitorare l’unica via d’accesso. Il gruppo di indagati era anche in possesso di un cosiddetto “telefono aziendale”, ovvero un’utenza dedicata appositamente a ricevere gli ordinativi della sostanza stupefacente ed a concordare le successive cessioni.

Le ordinanze cautelari delineano anche i ruoli all’interno di tale sodalizio, in cui Robert Fargnoli è risultata l’unica persona deputata a decidere sulle richieste di stupefacenti avanzate dagli acquirenti, ad imporre il relativo prezzo ed a concedere eventuali dilazioni nei pagamenti. Apporto rilevante è stato fornito al gruppo da Maria Assunta Di Chello, tenutaria della contabilità dei profitti illeciti, e da Raffaele Riccardo, individuato come referente unico per le forniture di sostanze droganti, soggetti che, al pari di Fargnoli, sono stati ritenuti promotori ed organizzatori dell’associazione, con compiti di gestione, di organizzazione e controllo sull’operato dei singoli partecipanti. E’ stato invece ritenuto dal Gip il ruolo di spacciatore al dettaglio nei confronti di Maurizio Nardelli, Robert Junior Fargnoli, Cristian Nardelli, Loredana Lombardi, Giuseppina Teti, Filomena Marcello e di due minorenni, tutti incaricati di ricevere le direttive dai dirigenti della struttura, di occuparsi del trasporto delle sostanze stupefacenti e di procedere alle cessioni al dettaglio.

La seconda piazza di spaccio, retta da Toni Porreca e Luigi Verolla, è stata individuata a Piedimonte Matese ed era destinata a soddisfare le richieste di una fascia diversa di acquirenti. Si trattava per lo più di giovani locali, quasi tutti studenti o operai, che acquistavano hashish per consumo personale o di gruppo. Anche per costoro è stato possibile ricostruire il legame con Raffaele Riccardo, individuato come fornitore per entrambe le piazze.

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