Rapina finita nel sangue a Teverola: rinviati a giudizio 26enne di Aversa e un bulgaro

di Antonio Taglialatela

Rinviati a giudizio i due responsabili della rapina sfociata in omicidio, compiuta nel gennaio dello scorso anno, a Teverola, con il ferimento di un trentenne di Casapesenna e la morte di un complice dei rapinatori. A stabilirlo è stato il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Napoli Nord che ha fissato per il prossimo 8 marzo, dinanzi alla Corte d’Assise di Napoli, l’udienza a carico di Clemente Cipresso, 27enne di Aversa, e Tsvectomir Ivanov Hristov, 38enne di origine bulgara residente a Teverola, i quali dovranno rispondere dei reati di omicidio, tentato omicidio, rapina, ricettazione e porto d’armi in luogo pubblico. Nel processo la persona offesa si è costituita parte civile tramite il suo legale di fiducia, l’avvocato Guido Diana.

I fatti risalgono alla notte tra il 27 e il 28 gennaio del 2018. Dalle indagini, condotte dai carabinieri del reparto territoriale di Aversa, è emerso che Cipresso e Hristov, insieme ad Aurel Xhili, ventenne di origine albanese, a bordo di una Fiat Punto condotta da Cipresso, col volto parzialmente travisato e armati di una pistola calibro 32 illegalmente detenuta (Hristov) e di coltello a serramanico (Xhili), intorno all’una di notte aggredivano a scopo di rapina il giovane di Casapesenna, P.D.C., e la ragazza che era con lui a bordo di una Fiat Panda. Mentre due dei rapinatori, ossia i due bulgari, entravano nell’abitacolo per tentare di impossessarsi dell’autovettura, il trentenne reagiva e ingaggiava una colluttazione, così Hristov gli esplodeva contro diversi colpi dell’arma da fuoco, ferendolo alla gamba, e si impossessava del suo cellulare iPhone.

Nelle fasi concitate uno dei colpi esplosi dalla pistola di Hristov attingeva accidentalmente anche il complice Xhili. Quest’ultimo, insieme al connazionale, riusciva a darsi alla fuga ma, circa 200 metri più avanti, stramazzava al suolo. Sul posto dove poi, il giorno successivo, veniva ritrovato cadavere dell’albanese. Il trentenne P.D.C., intanto, veniva ricoverato prima all’ospedale di Aversa e poi al Cardarelli di Napoli per una lesione all’arteria femorale. Sottoposto ad intervento chirurgico, veniva dichiarato fuori pericolo di vita.

Sulla base degli elementi raccolti i militari dell’Arma arrestavano nelle loro abitazioni Cipresso e Hristov: il primo con l’accusa di rapina aggravata in concorso, il secondo anche per omicidio, tentato omicidio, detenzione e porto abusivo di arma e ricettazione. In virtù dei rilievi eseguiti dalla Scientifica e dal medico legale, infatti, si accertava che i proiettili che avevano ferito il trentenne di Casapesenna e ucciso Xhili provenivano dalla stessa pistola brandita da Hristov e compatibilmente esplosi nell’orario in cui era stata compiuta la rapina.

IN ALTO UN VIDEO DEL SOPRALLUOGO DEI CARABINIERI

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