Aversa, i carabinieri recuperano i marmi rubati nella chiesa di San Domenico

di Livia Fattore

Erano finiti in abitazioni private, ma, dopo oltre 30 anni dal furto, sono stati recuperati dai carabinieri del nucleo per la tutela dei beni culturali. Stiamo parlando dei magnifici e preziosi marmi policromi della balaustra e di parte dell’altare di una delle più antiche e spettacolari chiese cittadine, San Domenico, facente parte dell’omonimo complesso conventuale. Un altro importante tassello si aggiunge al recupero della chiesa voluta da Carlo I d’Angiò.

L’edificio chiuso dal sisma del 1980, attraverso il progetto «Operazione San Domenico», lanciato dalla Congrega del SS. Rosario, dalla Diocesi di Aversa, dal mondo associazionistico aversano che vede in prima linea l’associazione “I Normann”, con l’instancabile Pasquale Leggiero, AversaDonna, Fidapa, Lions Club, Rotary Club, e Soroptimist, in pochi anni sta rifiorendo a nuova luce, grazie alla sensibilità di molti imprenditori e cittadini aversani, che con piccole donazioni, stanno portando al recupero dell’importante e imponente edificio del Duecento, ristrutturato nel XVIII secolo dal celebre architetto Filippo Raguzzini, padre del roccocò romano, il preferito da papa Benedetto XIII. Questo capolavoro artistico, dopo essere stato chiuso, fu depredato da ladri che vi penetrarono più volte con camion portando via il pavimento e i marmi preziosi.

A 38 anni dalla chiusura, ieri mattina, è ritornata in sede la pregevole balaustra in marmo, riconsegnata dallo specifico Nucleo dei carabinieri. Presenti alla riconsegna il vescovo Angelo Spinillo, il comandante del nucleo carabinieri, capitano Giampaolo Brasili, l’assessore alla Cultura Alfonso Oliva, il parroco della Cattedrale da cui dipende anche San Domenico, Clemente Petrillo, il responsabile dei beni culturali della diocesi Ernesto Rascato, il parroco di Santa Maria La Nova, Massimo Spina, Pasquale Leggiero, vero motore dell’iniziativa per il recupero di San Domenico, il direttore di Nerosubianco, Giuseppe Lettieri, il presidente di In Octabo, Giulio Santagata, ed in rappresentanza della congrega Giuseppe Matacena e Ciro Stabile e numerosi cittadini. Ora la riapertura alla città della chiesa di San Domenico è sempre più vicina dopo due anni di lavoro.

Dopo quasi quarant’anni, dal sisma del novembre del 1980, infatti, a breve la chiesa di San Domenico, un gioiello che risale al XII secolo, vera e propria testimonianza della città normanna e del suo passato, riaprirà al culto. Quella di San Domenico è una storia straordinaria che comincia con la testardaggine, come già evidenziato, di un cittadino, l’ingegnere Pasquale Leggiero, che si mette in testa di cercare fondi e competenze per recuperare e restaurare la Chiesa del 1200 e ci riesce. La chiesa è di proprietà del Fec (Fondo Edifici di Culto gestito dal Ministero dell’Interno) che, di fatto, l’aveva abbandonata a sé stessa. Situata nel centro più antico della città, venne edificata nel 1278 da Carlo I d’Angiò e dedicata dallo stesso allo zio San Luigi IX re di Francia, al di sopra di una struttura ancora più antica, risalente addirittura alla fondazione normanna di Rainulfo Drengot. È una delle poche chiese di fondazione normanna a conservare la navata unica.

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