Melfi, 7 arresti per false fatture: sequestrate rivendite auto

di Redazione

A seguito di indagini dirette dalla Procura di Potenza e condotte dai poliziotti della Squadra mobile e del commissariato di Melfi, sono stati eseguiti 9 misure cautelari personali ed il sequestro di beni e società, attive nel settore della rivendita di auto e moto, per un valore di oltre 200mila euro. In carcere due fratelli, principali indagati, già arrestati ed imputati per traffico di stupefacenti e associazione a delinquere nell’ambito del procedimento penale “Oscar”, attualmente in fase di dibattimento. Altri cinque indagati sono finiti ai domiciliari, mentre per altri due è stato imposto il divieto di dimora a Melfi e Rionero in Vulture.

L’operazione rappresenta l’epilogo di una complessa indagine in relazione ai reati di intestazione fittizia di beni e false fatturazioni per operazioni inesistenti, commessi, nella provincia di Potenza, da parte degli indagati al fine di eludere i vincoli e gli effetti ablativi delle disposizioni antimafia in materia di misure di prevenzione. E’ emerso, tra l’altro, che una dipendente della banca Bcc di Gaudiano e Lavello, avrebbe eseguito materialmente e dolosamente bonifici, prelievi, giroconti ed altre operazioni bancarie, tese a conferire gli utili e i ricavi della società di rivendita auto agli stessi fratelli, ostacolando la concreta identificazione della loro provenienza delittuosa. Un altro indagato, secondo gli investigatori solo formalmente intestatario del capitale della società, di fatto gestita dai due fratelli, al fine di evadere le imposte sul valore aggiunto, avrebbe falsificato alcune fatture dichiarando falsamente nelle autocertificazioni presentate all’Agenzia delle Entrate di Melfi di aver acquistato autoveicoli usati e immobiliari da oltre sei mesi, riportando la dicitura Iva a margine invece che quella di cessione intracomunitaria.

In questo contesto è emersa la pericolosità degli indagati, i quali non hanno esitato a rivolgere gravi minacce, anche di morte, nei confronti di un funzionario dell’Agenzia delle Entrate di Melfi per costringerlo ad agevolare le procedure di immatricolazione di varie autovetture importate dall’estero, nonostante le gravi irregolarità amministrative riscontrate.

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