Mafia, i pascoli di Cosa Nostra nel Parco dei Nebrodi: 14 arresti

di Redazione

Nella mattinata di oggi i finanzieri del comando provinciale di Enna hanno dato esecuzione a 15 ordinanze cautelari, emesse dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Caltanissetta, nell’ambito di attività d’indagine, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia nissena ed eseguite dalla tenenza della Guardia di finanza di Nicosia.

L’operazione “Nebros II” s’inquadra nel più ampio contesto della lotta agli interessi della criminalità organizzata in materia di affidamento a privati di aree demaniali al fine del conseguimento di contribuzioni pubbliche, anche comunitarie.  Agli indagati sono stati contestati a vario titolo il delitto di turbata libertà degli incanti commesso con l’aggravante del metodo mafioso, avvalendosi della forza intimidatrice derivante dall’appartenenza di essi indagati all’organizzazione mafiosa “Cosa Nostra”, ed in particolare della famiglia mafiosa operanti nella zona dei Nebrodi, nonché quello di abuso d’ufficio.

Il provvedimento restrittivo rappresenta l’epilogo di una complessa ed articolata indagine (condotta sia con l’ausilio di attività tecniche sia mediante analisi di documentazione ed accertamenti patrimoniali) che ha permesso di acclarare una vasta infiltrazione della criminalità organizzata di stampo mafioso nell’aggiudicazione dei pascoli demaniali del Parco dei Nebrodi, finalizzata al conseguimento di contributi comunitari nel corso degli anni per importi milionari.

Le irregolarità rilevate fanno riferimento ad una gara pubblica, bandita nel 2015 dall’Azienda Speciale “Silvo Pastorale” del Comune di Troina, finalizzata all’affidamento – mediante licitazione privata con il metodo delle offerte segrete – di 16 lotti pascolivi. In particolare, è emerso che i soggetti destinatari dei provvedimenti restrittivi della libertà personale, hanno ottenuto l’aggiudicazione dei pascoli mediante la presentazione di offerte segrete con aumento minimo rispetto a quelle fissate a base d’asta dall’Azienda S.P. di Troina. Le offerte erano state eseguite generalmente in aumento di un solo euro, indice inequivocabile che le offerte “segrete” – fossero state, nella realtà dei fatti, concordate e pianificate a monte, vanificando i meccanismi di regolare concorrenza del mercato, con corrispondente danno per l’ente pubblico concedente.  Gli indagati, tutti imprenditori agricoli, con la connivenza del direttore pro-tempore dell’azienda, S.P., hanno di fatto monopolizzato le procedure negoziali, scoraggiando l’accesso alle stesse ad altri soggetti in “regola” e con fondate aspettative di aggiudicazione della gara pubblica, ricorrendo al metodo mafioso e alla forza intimidatrice.

Dalle indagini è emerso, inoltre, che il direttore tecnico pro-tempore del menzionato ente pubblico, nello svolgimento delle funzioni proprie dell’incarico, favoriva l’aggiudicazione dei lotti pascolivi in gara a beneficio degli odierni co-indagati, lo stesso infatti, nonostante fosse in vigore il cosiddetto “Protocollo Antoci”, richiedeva in ritardo, e solo dopo la stipula dei contratti, apposita Informativa Antimafia alla Prefettura competente, la quale all’esito degli accertamenti, certificava attraverso l’emanazione di un’interdittiva antimafia, l’appartenenza e/o la vicinanza degli indagati ad organizzazioni criminali di stampo mafioso. Una volta emanata l’interdittiva antimafia, il direttore tecnico pro-tempore avviava con colpevole ritardo le procedure per la rescissione dei pascoli. Tale ritardo consentiva agli odierni indagati comunque la percezione illecita di contributi comunitari per importi pari a 3 milioni di euro.

Sono stati complessivamente emessi 7 provvedimenti che hanno disposto la custodia in carcere, 7 agli arresti domiciliari, uno di obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Impiegati circa 100 militari della Guardia di Finanza, con l’ausilio di personale specializzato Anti Terrorismo Pronto Impiego, oltre ad unità del servizio aereo del Corpo. Effettuate anche perquisizioni locali e domiciliari nei confronti degli indagati.

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