Frode fiscale da 85 milioni di euro: 7 arresti in Molise, Campania, Abruzzo e Lazio

di Redazione

La Procura di Isernia, diretta dal procuratore Carlo Fucci, a seguito delle indagini coordinate dal sostituto procuratore Maria Carmela Andricciola e condotte dalla Guardia di finanza del capoluogo molisano, ha ottenuto sette misure cautelari personali, emesse dal gip Federica Rossi, nei confronti di 7 persone, tra imprenditori e professionisti. I destinatari dei provvedimenti sono: C.R., 66 anni, imprenditrice di Isernia; E.R., 63 anni, imprenditrice di Isernia, entrambe agli arresti domiciliari; obbligo di dimora per I.P., 91 anni, imprenditrice di Isernia; D.P., 53 anni, imprenditore di Campobasso; N.T.B., 53 anni, imprenditrice di Bojano (Campobasso); A.G., 65 anni, professionista di Cantalupo nel Sannio (Isernia); D.G., 69 anni, professionista di Isernia.

La Procura, su richiesta del procuratore Fucci e del sostituto Andricciola, ha ottenuto anche l’adozione, da parte del gip Arlen Picano, di un decreto di sequestro preventivo, eseguito dalla Guardia di finanza di Isernia, per l’importo complessivo di 23 milioni e 744.121 euro, dei beni mobili ed immobili e delle somme depositate in istituti bancari, delle quote societarie e dei fabbricati appartenenti agli indagati fino alla concorrenza delle imposte evase (il cosiddetto “sequestro per equivalente”), così quantificate: M. S.r.l. di Roma (€ 218.478), rappresentanti C.R., E. R. e C.C.D.; P. S.r.l. di Guardiaregia (Campobasso), € 418.113, rappresentanti C.R. e G P.;  P. C. S.r.l. di Isernia, € 1.109.814, rappresentanti C.R. e G.P.; A. R. di R. G. S.a.s. di Giugliano in Campania (Napoli), € 3.292.771, rappresentanti G.R. e C.R.; V. S.r.l. di Giugliano in Campania, € 3.173.974, rappresentanti G.R., C.R. ed E.R.; E. R. S.r.l. di Villaricca (Napoli) ed Apricena (Foggia), € 2.362.554, rappresentanti E.R., G.F. e C.R.; A. R. S.r.l. di Roma e Pescara, € 753.767, rappresentanti C.R. e A.D.I.; T. S.r.l. di San Severo (Foggia), € 9.028.082, rappresentanti I.P., E.R. e C.R.; P. S.r.l. di Roma, € 269.998, rappresentanti I.P., E.R., C.R. e M.L.; E. 2011 S.r.l. di Giugliano in Campania, € 2.680.859, rappresentanti D.P. e C.R.; R. S.r.l. di Roma, € 249.732, rappresentanti C.R., E.R., I.P. e A.U.; E. E. S.r.l. di Roma, € 185.979, rappresentante C.R..

Sono state eseguite, inoltre, numerose perquisizioni presso le abitazioni e le sedi delle società coinvolte a vario titolo nell’imponente frode fiscale. Complessivamente, iscritti nel registro degli indagati di 20 persone per frode fiscale. La peculiare indagine trae origine da una preliminare attività investigativa e di intelligence del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Isernia, dalla quale sono emersi elementi indiziari che portavano a ritenere l’esistenza di gravi e numerose violazioni in capo a I.P. ed alle due figlie di questa, C.R. e E.R., note imprenditrici della provincia, le quali, attraverso la diretta o indiretta gestione di numerosi soggetti giuridici, facenti parte del denominato “Gruppo R.”, avrebbero ottenuto rilevanti ed indebiti benefici di natura fiscale. Pertanto, si è chiesto ed ottenuto una delega di indagine dalla Procura di Isernia, finalizzata a svolgere gli opportuni approfondimenti investigativi.

La complessa, articolata e minuziosa attività d’indagine, nei confronti dei soggetti giuridici del Gruppo R., che operano, tuttora e prevalentemente, nel settore degli appalti pubblici, con particolare riferimento alla manutenzione di strade ed autostrade ed alla realizzazione e conservazione di giunti e raccordi stradali, ha consentito di avvalorare le ipotesi preliminari. L’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti era apparso del tutto probabile se si tiene conto che tutte le società del “Gruppo R.” presentavano una situazione, ai fini Iva, assolutamente anomala e del tutto incoerente rispetto all’attività economica dalle stesse esercitata. Difatti, da una semplice disamina delle dichiarazioni presentate ai fini Iva da parte di tutti i soggetti economici riconducibili alle sorelle R., si è rilevato che gli importi imponibili riferiti agli acquisti di beni e servizi risultavano sempre di gran lunga superiori a quelli relativi alle fatture emesse.

Tale situazione non trovava alcuna ragionevole spiegazione di natura contabile o fiscale; infatti, la maggior parte dei costi sostenuti dalle società per l’esecuzione delle prestazioni di servizi è rappresentata dal costo della manodopera e dall’utilizzo di macchinari ed attrezzature. Ebbene, tali costi non hanno alcun impatto sulla situazione ai fini dell’imposta sul valore aggiunto, trattandosi di elementi negativi di reddito che concorrono esclusivamente alla formazione del risultato d’esercizio. Ne consegue che, di norma, le imprese che operano in tale settore e che emettono fatture imponibili ai fini Iva, si trovano costantemente a debito Iva e non a credito, come si registrava per le società attenzionate.

Sulla scorta dei dati esposti nelle dichiarazioni presentate ai fini dell’Iva e delle imposte sui redditi dai soggetti economici appartenenti al “Gruppo R.” e dall’esame della esigua documentazione rinvenuta o comunque esibita nel corso delle indagini, si è proceduto, in primis, ad individuare tutti i soggetti economici coinvolti nell’illecita attività criminale e, successivamente, ad accertare l’effettivo utilizzo di fatture per operazioni inesistenti da parte delle stesse. A seguito di un puntuale e attento esame della situazione patrimoniale ed economica di ogni singolo soggetto economico, si è proceduto all’individuazione delle situazioni di criticità, rappresentate dalla presenza di crediti Iva eccessivi rispetto all’attività esercitata.

Sono stati, quindi, quantificati gli importi relativi alle fatture per operazioni inesistenti emesse, nei loro confronti, da talune delle società appartenenti al medesimo gruppo, attraverso riscontri documentali, ove possibile, e riscontri di coerenza esterna, presso soggetti terzi ed enti pubblici. In particolare, sono state individuate, nel corso delle meticolose indagini, 15 soggetti giuridici, di cui 13 società di capitali, una società di persone ed una ditta individuale (N.I. S.r.l. di Giugliano in Campania, E.E. S.r.l. di Roma, T. S.r.l. di San Severo, E. R. S.r.l. di Villaricca ed Apricena, E.S. 2011 S.r.l. di Giugliano in Campania, A. R S.r.l. di Roma e Pescara, V. S.r.l. di Giugliano in Campania, R. S.r.l. di Roma, P. S.r.l. di Roma, P. C. S.r.l. di Isernia, F. S.r.l. di Roma e Pescara, P. S.r.l. di Guardiaregia (Campobasso), M. S.r.l. di Roma, A. R. S.a.s. di Giugliano in Campania e ditta individuale P.I. di Isernia).

Ditte che, secondo gli inquirenti, venivano utilizzate dal sodalizio criminale per l’ottenimento di illeciti benefici fiscali, attraverso un modus operandi ben collaudato e ormai consolidato nel tempo, che si è concretizzato attraverso: la costituzione e la gestione di società aventi un modesto capitale sociale, tutte operanti, prevalentemente, nel medesimo settore; l’individuazione di uno o più soggetti economici che, parallelamente ad una reale attività svolta nei confronti di soggetti terzi (enti pubblici e soggetti privati), vengono utilizzate alla stregua di “cartiere”, per l’emissione di fatture fittizie a società del “Gruppo R.”; l’impiego, da parte delle società utilizzatrici, dell’ingente credito Iva generato attraverso l’utilizzo delle fatture fittizie, mediante detrazione dell’Iva a credito nel corso dell’anno d’imposta di riferimento (‘compensazione verticale’), e successiva compensazione delle restanti imposte e tasse, dei contributi previdenziali ed assistenziali, dei tributi locali e di ogni altro debito tributario per il quale è previsto il pagamento a mezzo F24; la sistematica dismissione delle società utilizzate per l’emissione delle fatture per operazioni inesistenti, nel frattempo gravate da consistenti debiti tributari – con situazioni patrimoniali del tutto inverosimili quali, a titolo esemplificativo, eccessivi valori delle rimanenze, debiti non sostenibili – attraverso la cessione a soggetti terzi, rivelatisi poi mere “teste di legno”, dell’intero capitale sociale e la conseguente nomina di un nuovo legale rappresentante, disposto ad accollarsi le conseguenze derivanti da un possibile controllo di natura fiscale o contributiva; il trasferimento della sede legale delle società in regioni limitrofe in luoghi rivelatisi dei meri indirizzi di corrispondenza o addirittura inesistenti; l’occultamento e/o la distruzione delle scritture e dei documenti contabili e fiscali delle società dismesse, non consentendo la ricostruzione dei redditi e del volume d’affari, nel caso in cui le società fossero soggette a controlli da parte degli organi preposti.

In merito a quest’ultimo aspetto, è da porre in giusto rilievo il fatto che l’acquisizione delle fonti di prova e l’individuazione delle situazioni di irregolarità, da ascrivere in capo ai soggetti che se ne sono resi responsabili, è stata ostacolata e resa oltremodo complessa dalla mancanza della quasi totalità dei documenti e delle scritture contabili di tutte le società del “Gruppo R.”. La documentazione contabile non è stata rinvenuta neanche a seguito delle perquisizioni locali e domiciliari eseguite presso le sedi legali dichiarate di tutte le società, nonché presso i luoghi di residenza degli indagati.

L’operazione “Fil Rouge”, effettuata facendo ricorso anche ad indagini finanziarie, finalizzate a ricostruire i flussi e le movimentazioni dei rapporti intestati e/o riconducibili a tutte le società appartenenti al Gruppo R. ed ai soggetti di interesse, nonché attraverso numerose perquisizioni in varie località italiane, ha consentito di portare alla luce una vera e propria organizzazione criminale, dedita all’emissione ed all’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti ed alla frode fiscale in genere. L’ideazione, la gestione e il controllo dell’intera attività criminale è demandata, in via principale, ai dominus, identificabili, sostiene la Procura, nelle sorelle C. R. ed E.R., che hanno avuto un ruolo determinante in tutte le società individuate nel corso delle indagini, affiancate e sostenute dalla propria madre I.P.. Queste si sono avvalse della stretta e fattiva collaborazione di partecipi dell’attività criminale, come i professionisti A.G. e D.G., e di dipendenti o collaboratori “storici” delle varie società del Gruppo R., D.P. e N.T.B.. Per il raggiungimento degli illeciti scopi, le menti pensanti e dominus si sono avvalsi, altresì, della partecipazione dei commercialisti F. B. e M. S., rispettivamente con studio nella provincia di Latina e di Caserta, attraverso la cui opera professionale è stato possibile compensare ingentissimi crediti Iva inesistenti.

Il sodalizio criminale, inoltre, ha potuto contare sul prezioso apporto di compiacenti e fedeli prestanome, individuati in A.D.B. di Volla (Napoli), S. B. di San Severo, G.F. di Apricena, A.D.I. di Pescara, G. R. di Monteroduni (Isernia), G.P. di Isernia, C.C.D. di Sant’Agapito (Isernia), M.L. di Isernia, A.U. di Fornelli (Isernia) e M.D.C. di Bojano (Campobasso). Infine, singolare appare, a servizio del sodalizio criminale, la figura di M. M., strettamente legato a C. R., attraverso il quale è stato possibile occultare e/o distruggere la documentazione di alcune società che avevano dichiarato la sede legale presso la propria residenza romana, adibita anche a studio odontoiatrico. Le società coinvolte nella frode fiscale, benché avessero dichiarato sedi legali in località sparse in tutto il territorio nazionale, nella realtà hanno avuto sede operativa ad Isernia. Inoltre, nel corso delle attività investigative, sono state individuate altre società, tra le quali spicca la D. S.r.l. di Piedimonte Matese (Caserta), anch’essa riconducibile alle sorelle R., che hanno messo in atto lo stesso collaudato modus operandi. Parallelamente all’attività di polizia giudiziaria sono state avviate anche delle verifiche fiscali, che hanno consentito di constatare ulteriore materia imponibile fraudolentemente sottratta all’imposizione fiscale.

L’intera indagine “Fil Rouge” ha consentito di accertare: la sistematica distruzione e/o occultamento della documentazione di quasi la totalità delle società coinvolte; l’emissione di fatture per operazioni inesistenti per un importo di 16 milioni e 589.514 euro ed un’Iva dovuta di 3 milioni e 554.332 euro; l’utilizzo di fatture fittizie per un imponibile di 48 milioni e 275.604 euro;  l’indebita detrazione di Iva per un importo di 10 milioni e 713.766 euro; l’indebita compensazione di crediti Iva inesistenti per un importo complessivo pari ad 5 milioni e 288.235 euro; l’omessa dichiarazione di elementi positivi di reddito per 1 milione e 468.015 euro.

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