Genova, crollo Ponte Morandi: sfollati rientrano in casa per recuperare beni

di Redazione

Via libera al ritorno a casa temporaneo per il recupero degli effetti personali nella cosiddetta “zona rossa” del Ponte Morandi. Il rientro doveva partire oggi alle 8.30, ma a causa del forte vento su Genova, è stato rinviato di 30 minuti. Poi le famiglie hanno iniziato a riempire valigie e scatoloni. Sono 281, complessivamente, i nuclei familiari (in totale 583 persone) sfollati da 261 abitazioni da quando lo scorso 14 agosto è crollato il Ponte Morandi. Quello arrivato stamattina “è stato uno stop precauzionale – spiega il consigliere delegato alla Protezione civile del Comune di Genova, Sergio Gambino -. Il vento non influisce sui sensori, il ponte non si sta muovendo”.

Le operazioni di “trasloco” sono così partite. Nella strada che dal crollo di due mesi fa è un deserto, l’atmosfera è spettrale. Le uniche voci che si sentono sono gli sfollati che per due ore rientrano. Nella “zona rossa” di Ponte Morandi, l’unica traccia che queste case fossero abitate sono le piante che resistono sui balconi. I primi cittadini a entrare sono stati alcuni inquilini dei civici 11 e 16 e 5 e 6, quelli più lontani dalla pila 10 del viadotto. Il capo protetto da un caschetto, e tre vigili del fuoco a fianco, hanno iniziato a riempire gli scatoloni forniti dal Comune, già montati per evitare di perdere tempo nelle due ore concesse, e a collocarli sulle piattaforme mobili da trasloco. In tutta la giornata, secondo i piani, entreranno 24 famiglie.

Il piano messo a punto dal Comune, prevede l’accesso nelle unità immobiliari più perimetrali, per poi avvicinarsi al moncone est. Gli accessi riguardano via Porro. Il piano, salvo altre avverse condizioni meteo o allarmi decretati dai sensori installati sui monconi del viadotto crollato, dovrebbe durare 13 giorni. In ogni abitazione si potrà accedere in due, massimo per due ore. In 50 scatoloni gli sfollati dovranno riuscire a far stare le loro cose. Il piano di rientro degli sfollati e i conseguenti dispositivi di sicurezza hanno un costo (circa 1 milione di euro) che dovrebbe essere coperto con un apposito emendamento del decreto Genova.

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