Quando Santa Chiara cacciò da Assisi le truppe di Vitale d’Aversa

di Antonio Arduino

Che Aversa abbia origini normanne, anche se la data di fondazione sembra ancora incerta, è un fatto acclarato, noto a tutti. Tutti sanno che la città è stata fondata dal normanno Rainulfo Drengot. Un nobile che, secondo la storia, insieme ai quattro fratelli fu bandito dal duca Riccardo II di Normandia dal regno di Villaines la Carelle, nei pressi di Alencon, nella bassa Normandia, a causa di un omicidio commesso dal suo fratello maggiore Osmondo, diventando con loro e con alcune centinaia di concittadini esiliati dal regno, per motivi vari, un vero e proprio condottiero di soldati di ventura, pronto a schierarsi con il migliore offerente. Comportamento che gli permise di guadagnare il territorio di Aversa diventando il primo conte della città che governò dal 1030 al 1045.

Ma probabilmente non molti sanno che Aversa è anche la città in cui è nato, e probabilmente vissuto per alcuni anni, un condottiero di truppe saracene, Vitale d’Aversa. Quelle stesse truppe che tentarono di conquistare la città di Assisi e che furono respinte e sconfitte da Santa Chiara d’Assisi. I soldati saraceni nel 1240 e nel 1241 assediarono Assisi con la certezza di farla cadere nelle loro mani, impossessarsi dei tesori d’arte in essa contenuti e saccheggiarla. Un obiettivo che avrebbero centrato senza l’intervento miracoloso di Santa Chiara, testimoniato da un’antica tavola conservata nella pinacoteca di Siena dipinta, probabilmente, da Guido da Siena o dai suoi allievi.

Vitale d’Aversa, a capo di truppe saracene sostenute dall’imperatore Federico II che era stato scomunicato da Papa Gregorio IX, si preoccupò dapprima di impossessarsi del territorio di San Damiano, dove era presente la comunità di suore di Santa Chiara, saccheggiando e stuprando, poi si diresse ad Assisi per scalarne le mura di cinta. A questo punto si verificò l’intervento miracoloso della santa che, essendo ammalata, si fece trasportare sotto le mura della città. Ponendosi davanti ai mercenari e proteggendosi con le ostie consacrate si mise a dialogare con Gesù Cristo, che le rispose con una voce da bambino, ottenendone l’assicurazione della protezione da saraceni e musulmani. Immediatamente la furia devastatrice degli assalitori si tramutò in paura, così intensa da farli cadere dalle mura di difesa della città, inducendoli a rinunciare all’impresa. Il miracolo della liberazione della città assediata è, oggi, una festa ufficiale del Comune di Assisi, come accade ad Aversa per la cerimonia dei “cento ceri” donati alla Madonna Immacolata che liberò la città dalla peste.

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