Kenya, come vivono gli italiani che abitano a Nairobi

di Antonio Arduino

Sono circa 3mila gli italiani che vivono a Nairobi, capitale del Kenya. Una città che con tutte le sue contraddizioni offre opportunità di cambiare vita a pensionati e giovani che non trovano una collocazione lavorativa in Italia. I pensionati hanno la possibilità di vivere bene e senza stress con una pensione sia pure piccola, dal momento che pagare una badante o una collaboratrice domestica costa praticamente nulla, considerando che il minimo sindacale mensile è di 100 euro e che costa pochissimi euro delegare qualcuno per fare la spesa, pagare le bollette o una qualsiasi altra incombenza senza dover fare lunghe file agli sportelli e senza lasciare casa propria, evitando di immergersi nel caotico traffico veicolare di cui, spesso, gli anziani sono vittime.

Traffico che a Nairobi è sicuramente tra i più caotici e pericolosi del mondo. Tant’è che per ridurre il rischio di finire travolti da autoveicoli praticamente tutte le strade, perfino quelle periferiche, sono fornite di dossi per rallentare la velocità delle autovetture e cavalcavia per garantire attraversamenti sicuri; cavalcavia che per lo più non vengono utilizzati per le troppe le scale da fare, cosicché si attraversa praticamente in ogni punto, proprio come da noi dove vengono ignorati attraversamenti pedonali e semafori, però se si delega il rischio non c’è. E non c’è quello di subire scippi o rapine, legato, in questa parte del mondo, al colore della pelle, perché si suppone che chi è bianco abbia addosso denaro o qualcosa di valore degna di essere portato via. Cosa che, a quanto si dice, sarebbe causa di scippi e rapine anche nelle zone centrali della città. Così è preferibile delegare affidandosi ai tanti giovani forniti di moto che trasportano merci e persone. Pochi euro bastano per affidare ad altri qualsiasi incombenza, evitando stress e fatica.

Quanto ai giovani, il Kenya è sicuramente la terra delle opportunità per coloro che non hanno lavoro in patria. Basta avere un’idea, anche banale, anche piccola. Un’idea che in Italia potrebbe essere considerata sciocca che, però, esportata in questa zona dell’Africa può trasformarsi nell’affare della vita. Così un pizzaiolo casalingo italiano si può trasformare in ristoratore di successo, un assicuratore in industriale produttore di parafarmaci, un diplomato disoccupato della scuola alberghiera in venditore di successo di mandorle zuccherate con punti vendita disseminati per la città e si può diventare ricchi, magari, vendendo zucchero filato.

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