Mafia, sequestrati beni per 1 milione ai fratelli Trigila

di Redazione

Gli uomini della Direzione investigativa antimafia di Catania, diretta dal primo dirigente Renato Panvino, hanno eseguito due decreti di sequestro beni, emessi dal Tribunale di Catania, su proposta del direttore della Dia, Giuseppe Governale, in sinergia con la Procura di Catania diretta dal procuratore Carmelo Zuccaro, nei confronti di Antonio Giuseppe Trigila, 57 anni, detto “Pinnintula” – capo indiscusso dell’omonimo clan mafioso operante nella zona sud della provincia di Siracusa, inserito nel più ampio cartello mafioso con il clan diretto dal noto boss Sebastiano Nardo e legato al pericoloso ed egemone clan mafioso catanese “Santapaola” – condannato alla pena dell’ergastolo – e Gianfranco Trigila, 44 anni, fratello di Giuseppe, ritenuto esponente di spicco del clan.

La carriera criminale dei fratelli Trigila, è costellata da numerosi precedenti penali tra i quali vanno evidenziati, a vario titolo, l’associazione mafiosa, la partecipazione ad associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, acquisto detenzione e vendita illeciti di sostanze stupefacenti, riciclaggio, estorsione in danno di esercizi commerciali, omicidio, porto illegale di armi e furto. Il 26 settembre 2016, da ultimo, la polizia di Siracusa, nell’ambito dell’operazione “Ultimo Atto”, ha dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Catania nei confronti di Nunziatina Bianca, moglie di Antonio Giuseppe e nei confronti di Gianfranco, in quanto indagati per associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e per la gestione diretta della stessa attività di spaccio, il tutto aggravato dalla “finalità mafiosa”, al fine di agevolare le attività del sodalizio mafioso in questione.

I minuziosi e complessi accertamenti patrimoniali svolti dalla Dia di Catania nei confronti di Antonio Giuseppe e del fratello Gianfranco, estesi anche ai rispettivi nuclei familiari, hanno consentito non solo di pervenire ad una puntuale ricostruzione del loro profilo criminale, che ne ha evidenziato la spiccata pericolosità sociale, ma anche di accertare, in base all’attività svolta dagli stessi, la rilevante sproporzione tra i redditi dichiarati e gli arricchimenti patrimoniali dei due, evidentemente provento dell’attività delittuosa. L’esito della complessa e articolata attività svolta è stato condiviso dal Tribunale di Catania che ha disposto, con i provvedimenti ablativi in corso di esecuzione, il sequestro dei beni, complessivamente stimati in oltre 1 milione di euro.

Nel corso delle indagini è stato accertato, infatti, che l’omonimo clan mafioso, oltre ad essere dedito alle tradizionali attività illecite delle estorsioni, dello smercio di stupefacenti e del gioco d’azzardo, gestiva, direttamente e/o indirettamente, altre attività legate alle risorse del territorio attraverso la fittizia intestazione a terzi di immobili e società. Dai colloqui in carcere intercorsi fra Antonio Giuseppe Trigila e i suoi familiari, captati nell’ambito delle attività investigative, emergeva inconfutabilmente l’interessamento del capoclan nei confronti di un’impresa esercente l’attività di “fabbricazione di imballaggi in legno”, operante nell’indotto del mercato ortofrutticolo di Pachino. Trigila, infatti, si informava in merito agli affari economici dell’azienda ed alle somme di denaro provenienti dall’attività svolta che dovrebbero entrare nelle casse del clan. Al riguardo, infatti, riferiva chiaramente di aver effettuato un cospicuo investimento nella suddetta impresa – circa “trecentocinquanta milioni”, non meglio specificati – per l’acquisto di un macchinario per la costruzione delle cassette. Successivi accertamenti patrimoniali permettevano di acclarare che la predetta impresa era stata acquistata da Graziano Buonora, genero del capo clan “Pinnintula”.

Il patrimonio oggetto del sequestro – per un valore complessivo di oltre 1 milione di euro – è composto da un compendio aziendale di un’impresa individuale operante nel settore di bar e ristorazioni, un’impresa individuale operante nel settore della fabbricazione di imballaggi in legno, quattro autoveicoli e un motoveicolo; cinque immobili; rapporti finanziari e disponibilità bancarie.

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