Albano Laziale, ragazza fatta prostituire e torturata: arrestati vicini di casa

di Redazione

Seviziata, sottomessa emotivamente e psicologicamente, umiliata. In queste condizioni una giovane di 28 anni è stata trovata nella propria abitazione dalla polizia di Albano. Arrestati i vicini di casa: una donna di 57 anni, A.M., la figlia 32enne, P.R.R., e il fidanzato 26enne di quest’ultima, F.A.. Gli aggressori sono stati individuati dalle forze dell’ordine dopo una intensa e articolata indagine, coordinata dalla Procura di Velletri, in seguito al ritrovamento della vittima da parte dei soccorritori lo scorso 3 luglio in condizioni drammatiche. La donna era stata trasportata e ricoverata, in codice rosso, all’ospedale di Albano, dove le erano state riscontrate ferite e fratture in diverse parti del corpo che, come gli inquirenti avevano appurato, erano state inferte in modo spietato e disumano. Presentava segni di percosse, lividi ed ecchimosi, tagli da lama e bruciature in diverse ed estese parti del corpo, inferte in tempi differenti, anche con l’utilizzo di corpi contundenti e incandescenti.

Il calvario della vittima sarebbe iniziato diversi mesi prima, quando le due indagate, approfittando della situazione di fragilità e vulnerabilità della donna, instaurando con lei una relazione di dipendenza psicologica, l’hanno indotta a prostituirsi a loro esclusivo vantaggio economico. La relazione tra le donne, iniziata come un’amicizia, era mirata a portare la giovane a vivere, gradualmente nel tempo, una situazione dolorosa e avvilente di sottomissione fisica e mentale. Il ruolo dell’uomo, subentrato nella vicenda circa due mesi fa, avrebbe determinato l’escalation dei comportamenti violenti e vessatori, caratterizzati da sopraffazione sistematica, sofferenza, privazione, umiliazione e disagio continuo della vittima.

L’epilogo di questa terribile vicenda si è manifestato, con un crescendo di violenza, la notte tra il 2 e il 3 luglio, quando la giovane è stata brutalmente ferita e seviziata, al punto che qualcuno, sentite le urla, ha attirato l’attenzione delle forze dell’ordine. La determinazione degli indagati tuttavia non si è fermata neanche di fronte al ricovero della donna. Nei giorni seguenti hanno continuato a fare la parte dei “buoni vicini di casa”, provando a depistare le indagini. I tre arrestati dovranno rispondere, in concorso tra loro, dei reati di induzione e sfruttamento dell’attività di prostituzione, lesioni gravi, violenza privata e minaccia, con l’aggravante di aver adoperato sevizie e agito con crudeltà.

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