Roma, cancellati i murales dei boss a Tor Bella Monaca

di Redazione

A Tor Bella Monaca, quartiere della periferia Est di Roma, nella notte tra il 21 e il 22 maggio sono stati rimossi due murales dedicati ad altrettanti esponenti di spicco della malavita locale. Nello specifico sono stati cancellati il graffito in onore di Serafino Cordaro (assassinato nel 2013) nei pressi del caseggiato popolare R9 e il disegno che ritraeva, sul muraglione di via Amico Aspertini, Antonio Moccia, figlio di Vincenzo, uno dei capi della colonna romana del clan camorristico originario di Afragola. “Il segnale che vogliamo dare – ha dichiarato la sindaca Virginia Raggi, intervenuta sul luogo per l’occasione – è innanzitutto un segnale di legalità, per far capire che lo Stato c’è, le istituzioni ci sono e non è possibile che in alcune zone ci siano dei disegni o dei murales che ricordino come eroi delle persone che sono comunque legate a un mondo malavitoso”.

“Siamo qui dopo una serie di segnalazioni – ha spiegato la prima cittadina – e abbiamo raggruppato le forze: Polizia locale, Polizia di Stato e Carabinieri”. L’operazione, infatti, è stata portata a termine, intorno all’una di notte, grazie a un massiccio dispiegamento di forze. Via Quaglia ad esempio, per permettere la rimozione del murales, che recitava ‘Serafino sei il nostro angelo’, è stata chiusa al traffico per tre ore. “Lo Stato – ha aggiunto Raggi – deve riaffermare il primato della legalità. Ora si continua presidiando il territorio e si continua anche perché le situazioni sono molteplici e le operazioni non si fanno da soli, ma con il coinvolgimento di tanti soggetti ed è questo il modo in cui si dovrà lavorare anche in altre zone su altri settori”.

Il murales che campeggiava sulla facciata del complesso R9 in via Quaglia è comparso qualche giorno dopo il 2 febbraio 2013, quando Serafino Cordaro fu ucciso in un regolamento di conti nella vicina via Acquaroni. Secondo gli inquirenti era uno dei vertici dello spaccio nella zona di Tor Bella Monaca. Il secondo graffito, invece, ritraeva Antonio Moccia figlio di Vincenzo, uno dei capi della colonna romana del clan camorristico originario di Afragola. Il murales riportava la frase ‘Tony vive’ ed è stato realizzato a seguito della morte del ventenne, rimasto coinvolto in un incidente stradale nel 2012. In quell’occasione diversi famigliari ‘assaltarono’ il Policlinico di Tor Vergata per vedere il corpo del ragazzo. Il procuratore aggiunto della Dda, Michele Prestipino, interrogato sulla mancata cancellazione del graffito dedicato a Serafino Cordaro, aveva recentemente dichiarato: “Il fatto che nessuno lo rimuova dà prestigio ai criminali”.

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