Inchiesta su false fatture tra Gricignano e Casal di Principe: interrogatori di garanzia

di Redazione

Si terranno nella mattinata del 20 aprile gli interrogatori di garanzia dopo l’operazione della Guardia di Finanza di Aversa che ieri, coordinata dalla Procura di Napoli Nord, ha eseguito sette ordinanze di custodia cautelare e il sequestro di beni per circa 13 milioni di euro, contro un’associazione per delinquere, con base nell’agro aversano, attiva nell’emissione e nell’utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti nel settore edile, finalizzate, oltre ad ottenere i conseguenti sgravi tributari, anche e soprattutto a conseguire la percezione di indebite contribuzioni da parte degli Enti previdenziali ed assistenziali (leggi qui).

A rispondere ai magistrati saranno: Pasquale Bosco, 47 anni di Gricignano, sottoposto ai domiciliari, e Francesco Sales, 57, anch’egli di Gricignano, in carcere, entrambi difesi dagli avvocati Raffaele Costanzo e Francesco Lettieri. Nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, dove si trovano detenuti, saranno interrogati anche gli altri indagati Paolo Piccirillo, 54 anni, di Casal di Principe, difeso dall’avvocato Raffaele Mascia); i consulenti del lavoro Emilio Caterino, 34, e Angelo Caterino, 63, padre e figlio di San Cipriano d’Aversa, difesi dall’avvocato Ferdinando Trasacco; e Salvatore Massaro, 66, di Casal di Principe, difeso dall’avvocato Alessandro Diana.

Le società coinvolte sono le “Soc. Coop. Eden Edil”, “Soc. Coop Sama Edil”  di Casal di Principe, riconducibili a Salvatore Massaro; la “Icor”, riconducibile a Paolo Piccirillo; e la “B.D.R Costruzioni srl”, con sede a Carinaro, riconducibile ai gricignanesi Bosco e Sales.

A differenza delle prime tre società, che si avvalevano della consulenza dei Caterino – i quali, secondo gli inquirenti facevano emettere fatture false nei confronti di altri soggetti economici (anch’essi, spesso, gestiti dallo studio associato) ottenendo un duplice fine: il primo, di favorire in capo agli utilizzatori un indebito risparmio di imposta attraverso la contabilizzazione di costi mai sostenuti; il secondo, ben più ingegnoso, di dare prova di operatività alle società e quindi un volume d’affari che potesse consentire la fittizia instaurazione di centinaia di rapporti di lavoro subordinato – la B.D.R Costruzioni non si avvaleva della fitta rete di connivenze generata dallo studio di San Cipriano.

La B.D.R. Costruzioni era nata nel dicembre 2011 e da allora, fino al novembre 2016, l’amministratore di fatto era stato Pasquale Bosco, che detiene anche il 70% delle quote. Successivamente a Bosco subentrava Francesco Sales. Come si evince dall’ordinanza firmata dal giudice per le indagini preliminari, la società (che aveva come sede legale una civile abitazione, come risultava da un controllo dell’Agenzia delle Entrate compiuto nell’aprile 2017) emetteva fatture per operazioni inesistenti in regime di “reverse charge”, ossia con esenzione dell’Iva, e utilizzava fatture per operazioni altrettanto inesistenti. In entrambi i casi i destinatari e gli emittenti delle fatture erano società del tutto ignare. L’obiettivo era generare, contabilmente, un volume d’affari tale da giustificare l’esistenza di rapporti di lavoro in realtà fittizi e, nello stesso tempo, elidere totalmente i costi. Attraverso tale sistema si faceva apparire un inesistente credito d’imposta, laddove alcun debito d’imposta nasce dalla condotta di emissione, trattandosi, appunto, di fatture emesse in regime di esenzione. Tale ingente credito veniva poi utilizzato, mediante la presentazione di modelli F24, in compensazione con i contributi dovuti in ragione della fittizia costituzione dei rapporti di lavoro.

A fronte dell’imponente volume d’affari ricavabile della fatture passive, la società appariva “non operativa”, non essendo stata rinvenuta alcuna sede effettivamente riconducibile alla stessa e tenuto conto che non era stata fornita alcuna prova di pagamenti così come non erano stati esibiti i documenti di trasporto della società. Ciò induceva l’Agenzia delle Entrate ad approfondire circa la genuinità delle fatture, che avevano importi per svariati milioni di euro. Emergeva, dagli accertamenti, che i rappresentanti legali delle società indicate dalla B.D.R. negavano di aver mai intrattenuto rapporti con la società. Pertanto, le fatture venivano ritenute materialmente false.

A questo si aggiungeva che, nel periodo tra il 2013 e il 2016, ben 108 persone, formalmente assunte dalla B.D.R., risultavano aver percepito, successivamente all’interruzione del rapporto di lavoro, ritenuto fittizio dagli inquirenti, diverse forme di indennità assistenziali per un valore complessivo di circa 833mila euro.

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