Luigi Necco, addio allo storico giornalista e intellettuale napoletano

di Redazione

E’ morto a Napoli il giornalista Luigi Necco, 83 anni, storico volto della Rai, popolare protagonista della trasmissione di calcio “90esimo Minuto”, particolarmente famoso negli anni degli scudetti vinti dagli azzurri guidati da Diego Armando Maradona. Era ricoverato all’ospedale “Cardarelli” dove il popolare giornalista era ricoverato dallo scorso 17 febbraio e dove è deceduto, intorno alle 6.30 di stamani, a causa dell’aggravarsi di una patologia polmonare.

La salma di Necco sarà esposta al pubblico nella camera ardente allestita nella cappella del padiglione monumentale dell’ospedale Cardarelli. I funerali si terranno domani, alle 12, nella chiesa di San Giovanni dei Fiorentini, in piazza degli Artisti, a Napoli.

Impegnato per qualche tempo anche in politica (ricoprì la carica di consigliere comunale) rimase ferito in agguato in Irpinia. Era l’ottobre del 1980, Necco al “90esimo Minuto” raccontò che l’allora presidente dell’Avellino, Antonio Sibilia, era andato, accompagnato da un calciatore brasiliano in forza ai biancoverdi, Juary, a una delle tante udienze del processo in cui era imputato Raffaele Cutolo, capo della Nuova Camorra Organizzata e che durante una pausa il presidente aveva salutato il boss con tre baci sulla guancia e gli aveva consegnato, tramite il calciatore, una medaglia d’oro con dedica (“A Raffaele Cutolo dall’Avellino calcio”). Pochi giorni dopo, il 29 novembre 1981, il giornalista venne gambizzato in un ristorante di Mercogliano per mano di tre uomini inviati da Vincenzo Casillo, detto “‘O Nirone”, luogotenente di Cutolo. In realtà, non si sarebbe trattato di un agguato ordinato da Cutolo. Come raccontò Necco, “fu chiesto a Cutolo se, a seguito del mio sgarro, poteva farmi sparare. Disse: ‘I giornalisti non si toccano’. Aggiungendo: ‘E Necco mi è pure simpatico'”. Ma Casillo non fu d’accordo con il suo capo e, forse per guadagnare visibilità, organizzò l’agguato.

Giornalista dai molteplici interessi, aveva anche condotto la trasmissione “L’Occhio del faraone” nel settore dell’archeologia. Ha diretto l’Ente provinciale per il turismo e, negli ultimi anni, curava una trasmissione dal titolo “L’emigrante” sull’emittente Canale 9. Nonostante i problemi fisici, e l’età avanzata, Necco è stato attivo nella professione fino all’ultimo. Poco prima di Natale uno dei suoi ultimi “pezzi”, con un’intervista a Renzo Arbore in occasione della mostra allestita dallo showman a Palazzo Reale di Napoli. Ed è stata questa una delle sue ultime apparizioni in pubblico. A inizio anno i problemi di salute e il ricovero al Cardarelli fino all’aggravarsi della situazione negli ultimi giorni che ha portato al decesso.

Numerosi i messaggi di cordoglio. “Con Luigi Necco muore un maestro del giornalismo napoletano. Giornalista d’inchiesta, sempre da pungolo per tutti. Con Lui ho avuto un rapporto autentico, di stima e di affetto reciproci, gli ho sempre voluto bene anche quando capitava che non ne condividevo le analisi sulla Città. Un forte abbraccio personale alla famiglia ed al mondo dei giornalisti ai quali anche Necco, da pensatore libero, non risparmiava critiche. Ci resterà il ricordo della sua arguzia, della sua ironia e della sua straordinaria competenza sportiva ed archeologica”, afferma il sindaco Luigi de Magistris, che ha disposto l’invio del gonfalone del Comune nella camera ardente.

Il caporedattore centrale del Tgr Campania, Antonello Perillo, gli dedica un tweet: “Addio al grande Luigi Necco. Per sempre nel cuore della famiglia Rai e di milioni di telespettatori che non lo dimenticheranno mai”. “Ciao Luigi Necco, un ultimo grande abbraccio, un ultimo tuo grande sorriso”, scrive su Fb il presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania, Ottavio Lucarelli.

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