Aversa, incendio Maddalena. Iskra e Comitato: “La nostra lotta contro il degrado non si fermerà”

di Redazione

La sera del 13 febbraio, all’interno degli spazi dell’ex manicomio civile “La Maddalena”, si è consumato l’ennesimo atto di devastazione: il pozzo centenario presente negli spazi dell’ex falegnameria è stato incendiato da ignoti (guarda il video). Tale episodio è la conseguenza delle azioni messe in campo dall’Azienda sanitaria locale negli ultimi mesi: in brevissimo tempo l’Asl ha sperperato decine di migliaia di euro per costruire muri e cancelli nell’intento di blindare l’intera area. Una manovra volta soprattutto ad impedire la riappropriazione dal basso di un bene comune e la costruzione di una alternativa sociale e culturale a partire dall’immenso polmone verde, che da decenni versava in stato di abbandono.

L’incendio rischiava di mandare in fumo non solo un plesso storico del complesso ma anche il lavoro di riqualifica sociale sia di chi partecipava alle iniziative organizzate in Falegnameria, sia di tutti coloro che da anni supportano una idea più generale di rivalorizzazione dell’intera area manicomiale. Di fatto in questi anni sia gli attivisti del comitato “La Maddalena che vorrei” sia i militanti del laboratorio politico “Iskra” erano impegnati, supportati da numerose realtà territoriali, nel dare una dignità ai 17 ettari dell’ex manicomio aversano, contrastando quotidianamente l’oblio in cui questi spazi erano stati lasciati da oltre un ventennio.

Infatti, il Laboratorio politico Iskra da oltre tre anni si oppone al degrado di questo territorio, impegnandosi nella riqualifica dal basso de “la Falegnameria”, un’area aperta e vivibile, restituita all’utilità sociale con numerose attività autogestite: sport popolare e biblioteca sociale, laboratori culturali e seminari gratuiti, cineforum e corsi di italiano per migranti erano all’ordine del giorno. Il comitato “La Maddalena che vorrei” ha promosso negli ultimi due anni numerose iniziative di respiro nazionale, dalle manifestazioni nazionali e culturali organizzate con compagnie teatrali tra cui “Chille de la Balanza”, le giornate mondiali della musica e sport, le passeggiate insieme al Fai e molte altre iniziative di sensibilizzazione volte ad accendere i riflettori sullo stato in cui versa il complesso promuovendone la riqualifica socio-culturale, tramite l’istituzione di un “parco urbano” e l’attuazione di una “Carta d’intenti”.

Le fiamme divampate l’altra sera (che hanno colpito solo l’interno del pozzo e non hanno intaccato le strutture limitrofe) sono solo l’ennesimo atto di devastazione che quell’area vive dalla nuova chiusura dei cancelli imposta dall’Asl. Di fatto questo è il quarto incendio in pochi mesi all’interno di tutto il complesso manicomiale, a cui si sommano i furti di materiali in ferro e beni di rilevanza storica. Già da tempo dopo la chiusura ordinaria dei cancelli, molte aree, tra cui l’ex falegnameria, vengono intenzionalmente e ripetutamente devastate: si pensi che alcuni materiali ritrovati in fondo al pozzo provenivano appunto da lì. È evidente oramai che la chiusura dei cancelli non sta portando la sicurezza che i dirigenti dell’Asl auspicavano ma sta solamente favorendo coloro che intendono perpetrare la devastazione dell’area. Inoltre, la sera dell’incendio i cancelli hanno rappresentato un grave ostacolo all’intervento tempestivo dei Vigili del fuoco: infatti, per oltre un’ora, nessuno ha potuto aprire gli stessi, non avendo la disponibilità delle chiavi, i detentori di esse non erano invece reperibili, impedendo l’intervento da parte dei Vigili del fuoco. Il giorno seguente, a seguito dell’accaduto, moltissime ore di intervento hanno dato la possibilità all’azienda sanitaria di mettere i sigilli a una parte molto ampia dell’ex manicomio.

Intanto, il Comitato attendeva la prima convocazione ufficiale di un tavolo istituzionale che coinvolgesse l’ente proprietario, e la presenza dei sindaci dei tre comuni limitrofi la Maddalena, ancora una volta rallentato dell’assenza dei vertici amministrativi dell’Asl. Tutto ciò non fermerà la necessità di questo territorio di costruire un’alternativa reale affinché il più grande polmone verde dell’agro aversano diventi un polo culturale e sociale riaperto a tutta la popolazione.

Laboratorio Politico “Iskra Agro Aversano”

Comitato “La Maddalena che vorrei”

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