Spia russa avvelenata, gas nervino nella valigia della figlia? Johnson: “Ordine diretto di Putin”

di Redazione

L’agente nervino con il quale l’ex spia russa Sergei Skripal e la figlia Yulia sono stati ridotti in fin di vita sarebbe stato nascosto proprio nella valigia della ragazza, prima ancora che partisse da Mosca. A questa conclusione, secondo i media britannici, sono giunti gli investigatori, che ora indagano sulla possibilità che sia stato impregnato con la sostanza velenosa un abito o un regalo che è stato poi aperto nella casa a Salisbury.  Il caso ricorda molto quello di Alexander Litvinenko, l’ex spia russa intossicata nel 2006 da ignoti con il polonio radioattivo. La moglie di Litvinenko, Marina, non a caso, ha commentato alla radio della Bbd che l’incidente le sembra un “deja vu”.

Dalle indiscrezioni del quotidiano Telegraph non è chiaro se la potenziale versione della valigia si basi su qualche traccia concreta già rinvenuta o se invece sia stata messa sul tavolo per esclusione, dopo il mancato ritrovamento di alcuna traccia dell’arrivo in Gran Bretagna di quella “squadra di esecutori al servizio del Cremlino” che – nelle parole del giornale conservatore – gli investigatori pare immaginassero di trovare.

Il Telegraph scrive che l’intelligence starebbe al momento “lavorando sulla teoria” di una possibile contaminazione di “vestiti, cosmetici” o di un qualche oggetto “regalo” che Yulia Skripal, 33 anni, aveva portato con sé da Mosca, dove era tornata a vivere da qualche anno dopo un periodo trascorso con i genitori in Inghilterra. Si sa che la donna era giunta a Salisbury pochi giorni prima dell’avvelenamento, per fare visita al padre Sergei, 66 anni, ex colonnello dell’intelligence militare russa (Gru) passato negli anni ’90 all’MI6 britannico, poi condannato in patria, graziato nel 2010 e infine riparato transfuga nel Regno Unito, dove ottenne asilo politico dopo uno “scambio di spie” tra Mosca e Washington destinato a riportare a casa dieci agenti russi arrestati poco tempo prima dall’Fbi, tra i quali Anna Chapman, nota come “Anna la rossa”.

Secondo gli inquirenti, sono state 131 le persone di Salisbury “potenzialmente esposte” a contatti, anche minimi, con l’agente nervino dell’avvelenamento della ex spia e della figlia. Lo hanno precisato in queste ore fonti della Wiltshire Police, assicurando tuttavia che nessuna di loro ha poi manifestato sintomi preoccupanti. La polizia locale ha anche sottolineato che 46 di queste persone, particolarmente allarmate, si sono rivolte nei giorni subito dopo il 4 marzo al Salisbury District Hospital per controlli, ma nessuna è stata ricoverata. L’agente nervino, oltre a colpire gli Skripal, ha intossicato gravemente un poliziotto intervenuto fra i primi in loro soccorso, Nick Bailey, che resta in condizioni definite “serie”, ma è cosciente, sta reagendo alle cure ed è considerato in via di miglioramento.

E mentre le indagini proseguono, non si stempera la tensione diplomatica tra Londra e Mosca. E non contribuisce a rasserenare gli animi l’intervento del ministro degli Esteri britannico ed ex sindaco di Londra Boris Johnson, il quale ha attaccato direttamente il presidente russo Vladimir Putin affermando che è “enormemente probabile che sia stata una sua decisione”. Johnson ha precisato di avercela “con il Cremlino del presidente russo” e “non con il popolo russo”, ma Mosca ha subito replicato: “Da Londra un’imperdonabile violazione del galateo diplomatico”.

Il premier italiano, Paolo Gentiloni, riferiscono fonti di Palazzo Chigi, parlando con la sua omologa britannica Theresa May, ha confermato la piena legittimità della richiesta della Gran Bretagna ad avere risposte chiare ed esaurienti dalla Russia circa il suo ruolo in questo gravissimo episodio. I due leader hanno convenuto, infine, sulla importanza che su questa vicenda si manifesti solidarietà sia in sede Nato sia in sede europea, anche in vista del Consiglio Europeo.

Intanto, mentre il Cremlino continua a sostenere di non sapere cosa sia avvenuto a Skripal, il governo britannico ha espulso 23 diplomatici russi, incassando il sostegno dei maggiori alleati d’Occidente, dagli Usa di Trump alla Ue, dalla Francia di Macron alla Germania di Merkel.

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