Campania, rifiuti e corruzione: perquisiti casa e ufficio del figlio di De Luca

di Redazione

I poliziotti della squadra mobile e dello Sco (Servizio centrale operativo) hanno eseguito una perquisizione la scorsa notte nell’abitazione e nello studio professionale di Roberto De Luca, assessore comunale di Salerno e figlio del governatore della Campania, Vincenzo De Luca. La perquisizione rientra nell’inchiesta della procura di Napoli che ha indagato De Luca jr per corruzione in relazione a un video di Fanpage in cui un finto imprenditore gli avrebbe proposto accordi illeciti per un appalto. Nelle stesse ore sono state eseguite altre perquisizioni. Il suo coinvolgimento nell’inchiesta sarebbe collegato a un video del quotidiano on-line in cui un finto imprenditore propone accordi illeciti in riferimento ad appalti per lo smaltimento delle ecoballe.

Ma l’inchiesta giornalistica di Fanpage, costata l’accusa di istigazione alla corruzione per il direttore Francesco Piccinini e il giornalista Sacha Biazzo che l’hanno condotta, si intreccia con un’inchiesta giudiziaria della Procura di Napoli. E tra gli indagati spunta anche il nome del consigliere regionale Luciano Passariello, candidato alle elezioni del 4 marzo nella lista di Fratelli d’Italia. L’indagine condotta dalla procura di Napoli verte su una presunta offerta di denaro da parte di imprenditori, tra cui uno ritenuto legato a un clan della camorra, per ottenere un appalto. Nel decreto di perquisizione eseguito in mattinata dagli uomini dello Sco, il servizio centrale operativo della polizia, e dalla squadra mobile si ipotizzano i reati di corruzione aggravata dalla finalità mafiosa, corruzione e finanziamento illecito dei partiti.

Secondo quanto riportato dall’agenzia Dire, Roberto De Luca si sarebbe confrontato direttamente con Nunzio Perrella, primo boss pentito di camorra a raccontare i traffici illeciti di rifiuti in Campania. Gli avrebbe perfino aperto la porta di un ufficio in cui si sarebbe svolto l’incontro, dopo aver concordato la data del loro appuntamento. Tutto questo è stato ripreso dalle telecamere nascoste di Fanpage. Perrella, il “gancio” di Fanpage, si sarebbe rivolto a Roberto De Luca senza celare la sua identità, stando all’agenzia Dire. Presentandosi con il proprio nome e cognome, avrebbe discusso insieme al figlio del presidente della regione campania e a un commercialista dei bandi per lo smaltimento delle ecoballe e dell’importo economico previsto. Perrella, ex imprenditore, è il primo pentito ad aver svelato negli anni ’90 come si facevano affari con i rifiuti in Campania e modalità di smaltimento dei rifiuti tossici.

Intanto,  la direzione di Fanpage si difende: “È chiaro che abbiamo fatto questo nell’ambito di un’inchiesta giornalistica, e abbiamo avuto un dialogo con le forze dell’ordine. Io – spiega il direttore Piccinini – ho recitato la parte di un industriale del Nord che doveva sversare rifiuti. Abbiamo incontrato camorristi che ci hanno spiegato dove sotterrarli, per 30mila euro a camion. Abbiamo messo una telecamera addosso a un ex boss dei rifiuti mandandolo in giro per l’Italia a incontrare industriali e politici per prendere accordi in cambio di tangenti”

L’inchiesta è coordinata dai magistrati della direzione distrettuale antimafia e della sezione reati contro la pubblica amministrazione: oltre al procuratore Giovanni Melillo e l’aggiunto Giuseppe Borrelli i sostituti Celeste Carrano, Henry John Woodcock, Sergio Amato, Ilaria Sasso del Verme e Ivana Fulco. Nel mirino degli investigatori un appalto per lo smaltimento dei fanghi provenienti da cinque depositi di stoccaggio gestito dalla Sma. Gli inquirenti parlano di accordi corruttivi e la tangente pattuita sarebbe stata in proporzione ai guadagni ottenuti dagli imprenditori. Tra gli indagati figurano anche un presunto intermediario e alcuni dipendenti della Sma.

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