Aversa, la pittura contemporanea di Domenico Napolitano ai Magazzini Fermi

di Redazione

Domenica 21 gennaio, dalle ore 19 alle 21, in anteprima assoluta, presentazione del ciclo pittorico di “Priatorio17”, ai Magazzini Fermi di Aversa, dell’artista aversano Domenico Napolitano.

“Credo che questo momento del mio lavoro – commenta Napolitano – possa essere ricondotto ad una sorta di realismo magico minimalista. Nelle opere sono più o meno riconoscibili degli elementi del paesaggio, ma ad interessarmi è soprattutto l’atmosfera. Ad ispirarmi è la suggestione per certi giochi di luce e colore.
In particolare associati agli elementi di aria e acqua, in tutte le loro forme fisiche. Ho cercato una sorta di de-forma, spogliando gli elementi del superfluo. Le campiture sono spesso larghe e piatte, sintetiche, con elementi riconoscibili del paesaggio. Questo torna di continuo nella mia produzione recente, gli elementi non sono sempre facilmente riconoscibili, ma sono fondamentalmente quelli mediterranei: lave, pozzolane, isole, associati al tempo che scorre, al viaggio”.

“In questa fase della mia produzione – continua l’artista – torna la pittura, nel senso che è nuovamente al centro della mia ricerca artistica. Non è facile da sud, lontano dai principali poli d’attrazione mondiale tentare un dialogo innovativo nel campo della figurazione pittorica.
Cerco di sviluppare un linguaggio che possa apparire nuovo o diverso, ma non è semplice.
Il filo conduttore che lega tutto è una sorta di attenzione per le periferie, per gli agglomerati urbani dimenticati, per le persone escluse, l’ambiente, la tendenza a ribellarsi e a non accettare senza critica quello che mi trovo davanti”.

“Dipingere è per me una necessità – sottolinea il pittore e autore aversano – non ci sono momenti prediletti in cui lo faccio. L’atmosfera, l’attimo, si colgono durante la dura disciplina del lavoro. Ho avuto in passato degli studi ampi e luminosi, adesso non più. Lavoro in una specie di caverna che non ha nulla di un loft londinese alla moda, posso lavorare alle prime luci dell’alba o nel cuore della notte. Di solito cerco di comunicare un’atmosfera, una sensazione di sospensione, un colore, ma non sono certo se questa percezione sia la stessa dell’osservatore. L’opera non può suscitare una reazione emotiva identica per tutti.
La più grande fatica è disimparare, mettere da parte le competenze tecniche apprese, lasciare fluire la luce e l’energia”.

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