Nuoro, giovane si uccise dopo ricatto via web: sgominata banda di truffatori

di Redazione

I carabinieri del comando provinciale di Nuoro, in collaborazione con i comandi provinciali di Torino, Vercelli e Catania, hanno dato esecuzione all’ordinanza di applicazione di misure cautelari, emesse dal gip del tribunale sardo, in piena condivisione con le risultanze investigative acquisite, nei confronti di 21 indagati (di cui due in carcere, 14 ai domiciliari, uno agli obblighi di dimora e quattro a piede libero). A carico di tutti gli indagati viene disposto anche il sequestro conservativo di beni mobili o immobili per un corrispondente di 100mila euro. Il procedimento penale della Procura di Nuoro, nasce nel 2017, dal suicidio sospetto di un giovane nuorese. La morte, improvvisa e ingiustificata del proprio figlio, determina i due anziani genitori a rivolgersi – informalmente – ai carabinieri della stazione del loro paese (al riguardo non è stata formalizzata alcuna denuncia) per fare luce sulle ragioni che hanno indotto il giovane a togliersi la vita. Le indagini vengono coordinate dal sostituto procuratore di Nuoro, Giorgio Bocciarelli.

I carabinieri, preliminarmente, raccolgono una serie di elementi sulla vita pubblica dei social forum dell’uomo, e in particolare su alcuni dettagli presenti nei suoi profili social, che li induce ad approfondire le attività svolte, nel recente, con la pubblicazione di alcuni annunci sui siti d’incontri. Emerge che il giovane, in attesa di essere assunto quale operatore socio-sanitario presso una struttura sanitaria, era stato ricattato da un sedicente ispettore della polizia che, paventandogli possibili ripercussioni per l’occasione lavorativa, gli richiedeva in più occasioni il pagamento di inverosimili contravvenzioni per inesistenti violazioni connesse alla pubblicazione degli annunci a sfondo sessuale sui siti internet. L’uomo, prima di togliersi la vita, verserà ai malfattori quasi 5mila euro. La Procura della Repubblica, a carico del promotore dell’associazione, ha ipotizzato il delitto di morte come conseguenza di altro reato.

I militari dell’Arma tracciando il movimento del denaro estorto e delle comunicazioni informatiche tra la vittima e il suo aguzzino, riescono a risalire al personaggio principale dell’associazione dedita alle estorsioni/truffe online. Un 39enne, piemontese ma di origine sarda, con precedenti specifici, che si presenta alle sue vittime come: matricola ER432, Ispettore Gigliotti Marco della Polizia Postale di Roma.  L’uomo è il promotore, l’organizzatore e il capo di una associazione a delinquere, radicata a Torino/Vercelli, composta da 21 elementi, con ruoli e compiti ben definiti, che opera estorsioni e truffe in tutto il nord Italia.

Il modus operandi della banda criminale consiste nel contattare gli inserzionisti dei più noti e utilizzati siti d’annunci commerciali e di incontri. Attraverso la captazione dei profili social e l’acquisizione di informazioni personali degli inserzionisti la vittima viene contattata dal sedicente Ispettore Gigliotti Marco della Polizia Postale di Roma, matricola ER432, e persuasa dell’esistenza a suo carico di una denuncia/querela che potrebbe ritorcersi sulla vita privata/lavorativa/professionale dell’inserzionista. Il truffatore, che fa largo uso di terminologie in uso alle forze dell’ordine, una volta conquistata la fiducia della vittima, rappresenta la possibilità che l’inesistente azione penale possa venire archiviata con il pagamento di una di multa che, sovente avviene tramite bonifici su PostePay ma, in caso di ingenti somme, che arrivano anche ai 20mila euro, avviene in contanti. Il movimento, virtuale, del denaro sulle PostPay e sui conti correnti on line è vorticoso e frenetico al fine di far perdere le tracce dei pagamenti da parte delle vittime. Spesso il denaro viene immediatamente utilizzato per l’acquisto di piccole quantità di droga o auto di lusso. In questo caso viene orchestrata una vera e propria messinscena con finte auto civetta della polizia e finti equipaggi che, simulando un’attività investigativa a carico della vittima, si fanno consegnare denaro, in contanti, in buste sigillate destinate al pagamento delle sanzioni inesistenti.

La raccolta di elementi di riscontro, effettuata in 4 mesi di intercettazioni e riscontri documentali, fa emergere un’imponente numero di vittime, circa 600 quelle contattate dall’associazione, che opera con estreme spregiudicatezza. In 45 casi, documentati, i malviventi riescono nel loro intento intascando uno o più pagamenti. Le vittime vengono letteralmente dissanguate una volta che si rendono disponibili al primo pagamento, con pressanti e reiterate richieste di denaro. Non è possibile stimare quante siano state le vittime della banda che si avvaleva di innumerevoli utenze telefoniche non direttamente riconducibili agli associati.

In numerosi casi il tempestivo intervento dei carabinieri è stato risolutivo. Una giovane donna, alla quale era stato contestato il banale annuncio postato per la vendita di un cucciolo, intenta ad effettuare il bonifico di denaro allo sportello bancario, viene bloccata dai militari dell’Arma, in uniforme e con vettura con i colori d’istituto, che la informano di essere stata oggetto di un raggiro da parte di truffatori. In lacrime e ancora incredula per l’accaduto, viene accompagnata in caserma per formalizzare la denuncia. Si è rivelato estremamente difficoltoso per gli investigatori seguire le numerose scorribande dei malfattori che spostandosi da Torino, anche per centinaia di chilometri, imperversavano in tutto il nord Italia, ovunque trovassero delle vittime pronte a pagare quanto richiesto.

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