Roma, arrestato Guerino Casamonica: era latitante da mesi

di Redazione

Roma – Finisce la latitanza di Guerino Casamonica. Il 37enne, dal 27 giugno scorso, dopo l’emissione da parte della Procura Generale presso la Corte di Appello di Roma che lo condannò a più di 11 anni di carcere per sequestro di persona a scopo di estorsione e lesioni personali, era sparito dalla circolazione e aveva fatto perdere le sue tracce allontanandosi dalla sua abitazione di Frascati. Ma i carabinieri del nucleo investigativo gli hanno dato la caccia seguendo gli spostamenti dei familiari, in particolare della moglie e dei due figli. Così, dopo settimane e settimane di servizi di appostamento e pedinamento, sono riusciti ad individuarlo con certezza alle porte di Roma. Una volta riconosciuto, in una cornice di assoluta sicurezza è scattato il blitz ed è stato bloccato mentre si stava recando a messa nella chiesa di Capena, comune della provincia a nord di Roma, in compagnia di moglie e figli.

Guerino Casamonica aveva trovato ospitalità presso la sede di un’associazione di solidarietà sociale e di servizi assistenziali con sede nel limitrofo comune di Morlupo, all’interno di una palazzina dove sono presenti anche abitazioni private.

I fatti a cui si riferisce la condanna sono riconducibili al mese di marzo 2011 quando i carabinieri lo arrestarono insieme ad altre tre persone, in flagranza di reato: avevano sequestrato a Roma due uomini, un colombiano di 32 anni e un romano di 50 anni, al fine di indurli con violenza e minacce a restituire un’ingente somma di denaro: 150 mila euro. I parenti dei due malcapitati erano stati contattati e minacciati affinché provvedessero a pagare una prima tranche di 30 mila euro in contanti per ottenere la liberazione dei due. Le immediate indagini sviluppate dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma consentirono di localizzare l’abitazione dove, da oltre due giorni, erano stati rinchiusi e trattenuti i due malcapitati, sita in via Maso Fininguerra – zona Anagnina.

Nel corso del blitz per liberare gli ostaggi non mancarono momenti di tensione in quanto uno dei “carcerieri” era armato di una pistola semiautomatica calibro 7,65. I due sequestrati si trovavano all’interno di una stanza appositamente allestita per la loro custodia e presentavano vistose ecchimosi al volto e su tutto il corpo causate dalle percosse subite nel corso del sequestro. Fortemente impauriti per il trattamento subito dai quattro carcerieri, i due uomini furono soccorsi e trasportati in ospedale per le cure del caso [uno dei due fu anche ricoverato a seguito delle gravi lesioni agli occhi e al naso.

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