“Sotto Copertura”, respinto il ricorso del boss Michele Zagaria per “danni di immagine”

di Redazione

Nel giorno dell’arresto della sorella e delle cognate del boss Michele Zagaria (leggi qui), arriva anche la decisione del tribunale di Roma che ha respinto il ricorso cautelare presentato dagli avvocati dell’ex superlatitante per i “danni di immagine” che gli sarebbero stati arrecati dalla fiction “Sotto copertura 2 – La cattura di Zagaria” andata in onda di recente su Raiuno.

Gli avvocati di Zagaria – che avevano chiesto un risarcimento di centomila euro da devolvere in beneficenza – hanno puntato il dito contro le motivazioni alla base della decisione, che risale allo scorso fine novembre. Secondo l’avvocato Barbara Lettieri, che cura gli aspetti legati al regime di 41bis a cui l’ex capoclan è sottoposto, “dalle motivazioni addotte alla decisione si evince che è lecito rappresentare una persona in maniera peggiorativa rispetto alla realtà perché è un criminale”. “Procederemo con la causa di merito”, ha annunciato l’avvocato Lettieri, “per smontare questa decisione”.

In video conferenza dal carcere di Milano Opera, dove è detenuto in regione di 41 bis, “Capastorta” lo scorso 15 novembre aveva inscenato una protesta mentre nell’aula della quarta sezione della Corte d’Assise di Napoli si stava celebrando l’udienza di un processo per un duplice omicidio. Il boss tentava di rilasciare delle dichiarazioni spontanee sulla fiction in cui viene interpretato dall’attore Alessandro Preziosi, ma il presidente del collegio gli toglieva la parola, ritenendo l’argomento non pertinente al processo. A quel punto, Zagaria si avvolgeva intorno al collo il filo del microfono, accennando a un tentativo di suicidio, subito interrotto dall’intervento degli agenti della Polizia penitenziaria (guarda il video in alto).

Giorni l’ex “primula rossa” della criminalità organizzata casertana aveva chiesto un risarcimento di 100mila euro per i “danni d’immagine” che la fiction gli avrebbe arrecato, sottolineando di voler donare poi tutto in beneficenza. Zagaria ritiene che la ricostruzione dei fatti raccontati nella serie (che, tuttavia, sin dai titoli di apertura fa presente che si tratta di fatti “ispirati” ad una storia vera) non sia fedele, soprattutto per il passaggio riguardante l’attrazione sessuale verso una minorenne, ossia la figlia dei coniugi che lo tenevano nascosto nella casa-bunker di via Mascagni, a Casapesenna.

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