Pensioni, Cgil boccia apertura del governo su donne e giovani: in piazza il 2 dicembre

di Redazione

Il documento presentato dal governo ai sindacati sulle pensioni presenta aperture su aspetti non presenti nel testo già trattato il 18 novembre. Tra queste dettagli sul futuro previdenziale di giovani e donne. Nelle 15 categorie di lavori gravosi da esentare dall’aumento dei requisiti per la pensione, che scatteranno dal 2019, vengono considerati anche i lavoratori siderurgici “di prima fusione”. La Cgil boccia l’apertura: “Mobilitazione il 2 dicembre”.

Il governo concorda sulla necessità di proseguire il dialogo con i sindacati al fine di affrontare le problematiche inserite nella “fase due” del confronto sulla previdenza. In particolare per l’esecutivo bisogna “dare priorità alla discussione” sulla “sostenibilità sociale dei trattamenti pensionistici destinati ai giovani al fine di assicurare l’adeguatezza delle pensioni medio-basse nel regime contributivo con riferimento sia alla pensione anticipata che alla vecchiaia”. E’ quanto si legge nel documento presentato dal governo ai sindacati nel quale si spiega che tra i temi a cui dare priorità c’è anche quello dello sviluppo della previdenza complementare.

“Siamo convinti che nell’ambito di una Legge di Bilancio che già, pur con risorse limitate, viene incontro a numerose esigenze sociali e espresse dal mondo del lavoro, abbiamo messo insieme in queste tre settimane un pacchetto di misure molto rilevante e sostenibile. Più sostegno il pacchetto avrà dalle forze sindacali più sarà forte nel trovare spazio compiuto nella Legge di Bilancio”. Lo ha detto il premier Paolo Gentiloni, durante l’incontro con Cgil, Cisl e Uil sulle pensioni.

Il pacchetto è “molto rilevante e sostenibile. Dal nostro punto di vista è un buon risultato. Un risultato di cui la condivisione del mondo sindacale è requisito importante. Parliamo spesso dell’importanza del dialogo con le parti sociali, un dialogo che è forte quando produce risultati”, aggiunge il premier Gentiloni.

La platea dell’Ape social, l’anticipo pensionistico a carico dello Stato, potrebbe riguardare le 15 categorie di lavori gravosi, venendo così ampliata alle quattro nuove categorie non già ricomprese, per le quali si prospetta lo stop all’aumento dell’età per la pensione. E’ l’impegno del governo il quale conferma l’obiettivo di “consentire la proroga e in prospettiva la messa a regime” dell’Ape social, al termine del periodo di sperimentazione (nel 2018), grazie all’istituzione di un fondo ad hoc “dei risparmi di spesa”.

La Cgil conferma il giudizio di “grande insufficienza” sulla proposta del governo sulla previdenza e indice una prima mobilitazione del sindacato per il 2 dicembre. Lo ha detto la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso al termine del confronto con l’esecutivo. “E’ stata un’occasione persa – ha aggiunto -. E’ molto evidente la distanza tra le risorse disponibili e gli impegni che avevamo preso con il governo all’inizio della fase 2 della previdenza. Siamo di nuovo a piccoli interventi, a deroghe che rendono incerto il sistema previdenziale. Per quanto ci riguarda la vertenza pensioni è ancora aperta”.

Rispetto alla Cgil, è di parere opposto la Cisl. Secondo quanto dichiarato dal segretario Annamaria Furlan “il percorso prospettato dal governo e la sintesi fatta sono positivi”. Secondo la sindacalista “questa finanziaria praticamente rivolge tutto quello che rimane a temi sociali importanti”. “Abbiamo concluso questo percorso. E visto implementare la nota di sintesi presentata del governo, recuperando alcuni chiarimenti chiesti”. Così il leader della Uil, Carmelo Barbagallo, al termine dell’incontro sulle pensioni a Palazzo Chigi. “Se partiamo dalla valutazione che le risorse sono scarse, abbiamo fatto il massimo possibile con le condizioni economiche date. Abbiamo aperto una breccia sulla rigidità della legge Fornero” ottenendo il riconoscimento che i lavori sono diversi. Il giudizio della Uil è “articolato”. Ora si apra la “terza fase”.

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