Cosenza, appalti “spezzatino” per favorire imprese amiche: indagati dirigenti

di Redazione

Cosenza – Hanno analizzato cinquemila determine dirigenziali del comune di Cosenza e hanno scovato anomalie nell’utilizzo della procedura di affidamento dei lavori in economia, nella mancata rotazione, trasparenza e parità di trattamento. Oltre all’affidamento dei lavori, molto spesso al di sotto dei 40mila euro, a un numero ristretto di aziende, anche in violazione del divieto di frazionamento. I lavori venivano affidati con il sistema del cottimo fiduciario dal Comune, frammentati come uno “spezzatino”.

Ne sono convinti i militari della Guardia di finanza dopo aver ‘spulciato’ quelle determine, tutte firmate tra il 2012 e il 2015 per un importo superiore ai 2 milioni di euro. Così al termine delle indagini, la procura di Cosenza ha ottenuto tre sospensioni dai pubblici uffici nei confronti di dirigenti e funzionari del Comune e un divieto di esercitare attività imprenditoriale nei confronti di un appaltatore cosentino.

I reati contestati ai diversi indagati, a vario titolo, per corruzione e abuso d’ufficio. “Gli indagati sono in tutto 14, ma i provvedimenti riguardano tre dirigenti comunali e un imprenditore – ha spiegato il procuratore capo di Cosenza, Mario Spagnolo – e si è trattato di indagini complesse e attraverso lo studio di decine e centinaia di appalti e di contratti, circa cinquemila determine dirigenziali dalle quali si è potuto ricostruire un quadro unitario. Il modus operandi era sempre il medesimo, veniva attribuita in maniera arbitraria la somma urgenza e spezzettato un singolo lavoro sotto la soglia dei 40mila euro, per eludere quanto imposto dalla legge”.

“L’attività parte – ha detto il procuratore aggiunto Marisa Manzini – da un esposto fatto da un senatore della Repubblica e siamo arrivati a scoprire che alcuni dirigenti avevano rapporti molto stretti con imprenditori, che alla fine venivano favoriti”. Il senatore che ha presentato la denuncia è Nicola Morra, del Movimento 5 Stelle. “È stata svolta una attività di intercettazione telefonica e acquisizioni di atti – ha aggiunto Manzini – le imputazioni sono per falso e abuso d’ufficio, per lavori dati in affidamento sempre alle solite imprese, e riguardano vari appalti, l’affidamento per le luminarie natalizie e i canili”.

Nelle stesse ore, sempre i finanzieri, hanno eseguito un decreto di sequestro emesso dal gip di Cosenza, su richiesta della procura, per quasi 3 milioni di euro nei confronti di quattro società che avrebbero frodato il fisco attraverso l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. I sigilli sono stati apposti a beni di proprietà delle società, saldi attivi presenti sui rapporti finanziari, immobili in Calabria e quote societarie.

Il sequestro scaturisce da una verifica fiscale svolta nei confronti di un’azienda cosentina, attiva nel settore immobiliare, nel corso della quale sono state individuate operazioni commerciali “anomale” con altre sei società, tre con sede in Cosenza e tre con sede “dichiarata” in Roma. Falsi acquisti – per diversi milioni di euro – di edifici in costruzione, compravendite fittizie di immobili già costruiti e finte realizzazioni di impianti, attestavano false operazioni e costi in realtà mai sostenuti permettevano di “gonfiare” i costi e ridurre gli utili dell’impresa.

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