Aversa, volontariato nel carcere: il giornalista Antonio Mattone presenta libro alla Caritas

di Antonio Arduino

Aversa – Dieci anni di volontariato come aderente alla Comunità di Sant’Egidio, dieci anni spesi nel carcere di Poggioreale per portare aiuto materiale e conforto umano ai detenuti affinché alla pena, da scontare per i delitti commessi si affiancasse un trattamento umano, capace di recuperali davvero alla società. E’ l’opera svolta dal 56enne Antonio Mattone, di professione informatico alla Telecom, giornalista de ‘Il Mattino’ che ha raccolto, dividendoli per tema, una serie di editoriali sui problemi presenti nel carcere di Poggioreale relativi a salute, isolamento, sovraffollamento, firmati per il quotidiano napoletano.

“Dopo dieci anni di volontariato ho voluto raccontare  i cambiamenti e la vita all’interno del carcere che viene solo evocato e mai raccontato”, dice Mattone che presenterà il libro, sua opera prima, giovedì 19 ottobre, alle ore 17 e 30, nell’aula magna della Caritas Diocesana, in via sant’Agostino, alla presenza del vescovo Angelo Spinillo, del responsabile della Caritas diocesana Carmine Schiavone, del procuratore aggiunto Domenico Airoma, del provveditore dell’amministrazione carceraria Salvatore Acerra. “Ho scritto questo libro per raccontare la vita nel carcere di Poggioreale partendo dagli editoriali da me pubblicati su ‘Il Mattino’ che ho raccolto e divisi per temi nel libro la cui prefazione è firmata dal ministro della giustizia Orlando”.

Il libro presenta una introduzione panoramica dei problemi presentatisi nel carcere nei dieci anni di volontariato di Mattone che ha partecipato agli stati generali della esecuzione penale, un consesso di duecento esperti convocati dal ministro per indicare come cambiare l’ordinamento penitenziario. Colloqui, catechesi, eventi tra la attività svolte da Mattone all’interno del carcere di Poggioreale che “negli ultimi tre anni è cambiato” afferma convinto.

“Dopo la sentenza Torreggiani con cui l’Europa ha condannato l’Italia per il trattamento inumano e degradante dei detenuti il Ministero – ricorda- ha deciso che Poggioreale doveva cambiare ed ha sostituito tutti i vertici e ridotto di mille unità i quasi tremila detenuti, trasferendoli in altre strutture”.

Circa il sovraffollamento delle carceri in generale Mattone è convinto che una delle cause siano alcune leggi come quella per la tossico dipendenza o quella relativa alla recidiva che impediva la concessione di misure alternative al carcere. “Leggi che in questi dieci anni sono cambiate, portando alla riduzione del numero dei detenuti, ma – osserva – negli ultimi anni c’è stata una ricrescita. Tant’è che oggi a Poggioreale i detenuti sono 2100”.

Comunque sia Mattone afferma che l’aspetto del carcere è cambiato, che è diventato più umano, più vivibile e si presenta meno tetro rispetto al passato grazie anche ad ambienti migliorati esteticamente. Il cambiamento delle strutture penitenziarie e dei metodi di formazione dei reclusi, finalizzati al loro reinserimento nella società a fine pena, per Mattone è il futuro per migliorare la condizione carceraria che deve recuperare i detenuti alla vita sociale, “perché se si punisce e basta poi il detenuto che ha scontato la pena poi ce lo ritroviamo in carcere”.

“Da qui – conclude Mattone – il titolo del libro ‘La palla passa a me’ che mi è stato ispirato dalla lettera arrivatami da un detenuto prossimo ad uscire dal carcere, per fine pena, che ricordando le parole dei nostri colloqui mi diceva quella frase avendo preso consapevolezza che il suo futuro era solo nelle sue mani e nelle azioni che avrebbero compiuto uscendo dal carcere”.

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